domenica 22 marzo 2009

Situazione italiana: migliore rispetto alle difficoltà?

C'è qualcuno oggi che sostiene che la situazione dell'Italia "è migliore rispetto alle difficoltà" che gli altri paesi europei stanno manifestando rispetto alla grave crisi. Questo "qualcuno",purtroppo, è il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha rilasciato questa dichiarazione al vertice di Berlino dei Paesi Europei del G20.
E' una affermazione sorprendente se pensiamo che l'Italia sta attraversando la peggiore crisi economica del dopoguerra!
Se poi, analizzando le ultime stime e previsioni economiche della Commissione Europea si verifica che i dati reali dicono il contrario,... sorge spontanea una domanda: ma di quale Italia sta parlando il Presidente del Consiglio?
Non certo della nostra Italia che di fronte alla crisi globale ha una riduzione del Prodotto Interno Lordo che si colloca tra le peggiori della Zona Euro( dietro di noi solo l'Irlanda per il 2008 e per il 2009 siamo sempre tra gli ultimi in compagnia di Spagna, Olanda e Germania).
Non parla certo il Presidente del Consiglio della nostra Italia in cui a dicembre del 2008 ha visto la produzione industriale crollare del 14,3% rispetto all'anno precedente con pesanti riflessi sull'andamento dell'occupazione sia per il 2008 e ancora più pesanti per il 2009 (nella Provincia di Novara nel 2008 ci sono state 5447 assunzioni in meno rispetto al 2007 pari a -9,1% e con un aumento di cassa integrazione ordinaria di 404.505 ore pari al 34,6% rispetto al 2007) che ci collocano ancora tra gli ultimi stati europei.
A questo si aggiunga che sempre secondo le analisi europee l'entità netta degli interventi anti-crisi in Italia sono definiti pari a zero, mentre l'insieme dei paesi UE ha stanziato risorse pubbliche pari allo 0,8 punti di PIL in tagli fiscali e aumenti di spesa e 2 punti di PIL in misure per favorire l'accesso al credito (garanzie governative, linee di credito aggiuntive,ecc.).


Il presidente del Consiglio rappresenta con una scellerata facciata di ottimismo la distanza, anzi la rottura, tra chi governa e la realtà quotidiana che vive il nostro paese e i suoi cittadini.
Come è possibile far passare azioni come la social card (40 euro!!!) o i Tremonti Bond ( come dice Bersani "un finanziamento oneroso per le banche e quindi pensare che poi queste diano credito a buon mercato alle imprese è pura fantasia") come unica risposta per affrontare la chiusura di fabbriche che non si vedono concessi più crediti e anticipi dalle banche, che mettono in mobilità migliaia di lavoratori che pur avendo diritto agli ammortizzatori sociali attendono mesi prima che gli vengano erogati?
Le crisi in atto vengono affrontate con un sistema di welfare pieno di buchi (basti pensare che secondo l'ultimo rapporto del Ministero del Welfare ci dice che degli interventi di sostegno al reddito ne beneficiano soltanto il 40% dei disoccupati), un sistema in cui i precari non sono riconosciuti, mentre con la legge Biagi in questi anni sono aumentati a dismisura i contratti a tempo determinato e i vari co.co.co. e che ora si trovano scaricati dal mercato del lavoro e non tutelati.
Il malessere coinvolge tutti, lavoratori, precari ma anche piccoli imprenditori.
Servono misure immediate per impedire che le situazioni degenerino, che venga abbandonata una politica economica al "tirare a campare" in attesa che prima o poi la crisi globale finisca, dando priorità a lavoro e imprese che mai come oggi sono una stessa cosa, per il futuro della nostra economia e delle future generazioni.


Valeria Galli

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