mercoledì 25 febbraio 2009

Pd, Franceschini presenta la nuova segreteria: «Non c'è tempo da perdere»

Senza perdere tempo, il segretario del Pd Dario Franceschini comincia a realizzare quanto dichiarato nel suo discorso all'Assemblea Costituente. Nuove dirigenze, e rinnovamento. A partire dalla segreteria: nove persone, la maggior parte giovani. Una decisione presa «in solitudine» e «in fretta, perché mancano solo cento giorni alle europee», afferma il segretario.


Azzerati i vecchi organismi dirigenti, dal coordinamento al governo ombra, l'organismo che guiderà il partito è stato scelto «senza trattare con nessuno», e attingendo dai territori in base alle funzioni istituzionali. La nuova segreteria dunque, oltre che da Franceschini, sarà composta da: Vasco Errani (presidente della Regione Emilia Romagna), Sergio Chiamparino (sindaco di Torino), Fabio Melilli (presidente della provincia di Rieti), Maurizio Martina (segretario regionale del Pd in Lombardia), Elisa Meloni (segretario provinciale del Pd di Siena), Federica Mogherini (parlamentare), Giuseppe Lupo (consigliere regionale in Sicilia). Maurizio Migliavacca, che assumerà poi la funzione di dirigente dell'area organizzazione.

«Come mi ero impegnato a fare con l'assemblea che mi ha eletto segretario, ho fatto la mia segreteria in solitudine - dichiara Franceschini - e mi assumo la responsabilità delle mie scelte». «La costruzione di organismi dirigenti di solito richiede tempi di riflessione più lunghi però in questo caso c'era l'urgenza di avere in campo da subito organismi non provvisori», ha chiarito Franceschini. «Oggi mancano cento giorni alle europee quindi non c'è tempo da perdere», ha aggiunto il segretario del Pd.

Per la nuova segreteria politica, Franceschini ha scelto «persone con funzioni istituzionali e legate al territorio che lavoreranno in stretto raccordo con i venti segretari regionali». Migliavacca sarà invece il nuovo dirigente dell'area organizzazione, subentrando a Beppe Fioroni che dirigerà uno dei nuovi dipartimenti. Espletato questo primo passaggio, da domani Franceschini si dedicherà alla individuazione, appunto, dei nuovi responsabili dei dipartimenti tematici. I criteri saranno quelli di «esperienza della materia e attività parlamentare». La scelta sarà fatta coinvolgendo i presidenti dei gruppi e i vicepresidenti delle Camere. Domani pomeriggio i leader Pd incontrerà per la prima volta i segretari regionali, poi alle 20 le assemblee dei gruppi di Camera e Senato.

24 febbraio 2009
www.unita.it

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PREZZI AL CONSUMO

PREZZI: DAL GRANO AL PETROLIO, I PREZZI ALLA PRODUZIONE CALANO E I CONSUMI SI CONTRAGGONO MOLTO. PERCHE' NON DIMINUISCONO ANCHE I PREZZI AL CONSUMO?!?

I prezzi alla produzione continuano la loro vertiginosa discesa. Rispetto a gennaio 2008, il prezzo del grano è calato di ben il 60%, passando da 0,48 € a 0,19 € al kg.
Il petrolio, è oggi a quota 38 dollari al barile, mentre, solo tre settimane fa, era quotato oltre i 42 dollari al barile.
Lo stesso vale anche per numerosissimi altri prodotti alimentari, a partire dalla carne.
Ci chiediamo perché i consumatori continuano a pagare a caro prezzo la loro spesa alimentare?
Continuando così le famiglie italiane si trascineranno dietro, anche per il 2009, un maggior costo per l’alimentazione di ben 564 € all’anno.


I dati dell’Osservatorio Nazionale della Federconsumatori, infatti, registrano prezzi sempre elevati per i prodotti fondamentali quali pane, pasta, latte e, per altri, ad esempio la carne, addirittura prezzi in salita!
Clamoroso è il caso del prezzo della carne di pollo, che, già aveva registrato un aumento del 12% (gannaio08/novembre2007) e che oggi, rispetto a gennaio 2008, è venduto con un aumento del 18%.
Un fatto è certo, dalla benzina, alla pasta, nessuno tra i prezzi al consumo si adegua alla discesa dei prezzi di produzione e, coerentemente con le regole di mercato, alla forte contrazione dei consumi.
Le famiglie, a causa di ciò, hanno pesanti ripercussioni. Facendo l’esempio di una famiglia che consuma, in media, 1 Kg di pane al giorno, si ha una spesa annua complessiva maggiorata di 270 €. Per lo stesso consumo di pasta, una famiglia spenderà 146 € in più l’anno. Per quanto riguarda il latte, invece, per un consumo medio di 1 litro al giorno, la spesa risulterà più elevata di 62 € l’anno.
Tutto ciò dimostra l’esistenza di una grave speculazione dell’intera filiera, sulla quale bisogna porre la parola fine.
A tale proposito torniamo a ribadire la necessità di un immediato tavolo di concertazione con tutte le parti sociali che definisca una moratoria, almeno per tutto il 2009, su prezzi e tariffe e, soprattutto, una forte riduzione dei prezzi dei prodotti di largo consumo, di almeno il 20%.


www.federconsumatori.it
Comunicato Stampa
20/2/2009

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domenica 22 febbraio 2009

Dalla Dc al Partito Democratico ecco chi è il successore di Veltroni

Cinquant'anni, in politica dal 1974, deputato dal 2001, già esponente di spicco prima del PPI e poi della Margherita, vice segretario nazionale del PD dalla nascita del nuovo partito, nell'ottobre 2007, e quindi vice segretario reggente con le dimissioni di Walter Veltroni lo scorso 17 febbraio, Dario Franceschini è da oggi, e lo sarà almeno fino al Congresso fissato per il prossimo ottobre, il nuovo leader del Partito Democratico.

Dario Franceschini è nato a Ferrara il 19 ottobre 1958. E' sposato dal 1986 con Silvia ed ha due figlie, Caterina e Maria Elena. Si è laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Ferrara con una tesi in Storia delle Dottrine e delle Istituzioni politiche. Ha pubblicato nel 1985 il libro 'Il Partito Popolare a Ferrara. Cattolici, socialisti e fascisti nella terra di Grosoli e Don Minzoni' (ed. Clueb, Bologna). Avvocato civilista e cassazionista dal 1985. Il suo impegno politico inizia nell'autunno del 1974 quando fonda, al Liceo Scientifico "Roiti" di Ferrara, l'Associazione Studentesca Democratica di ispirazione cattolica e centrista.


Successivamente viene eletto in rappresentanza degli studenti nel consiglio di amministrazione dell'università di Ferrara. Si iscrive alla DC dopo l'elezione a segretario di Benigno Zaccagnini e dopo due anni viene eletto Delegato Provinciale dei giovani DC. Nel 1980 viene eletto Consigliere Comunale di Ferrara e nel 1983 capogruppo consiliare. Alle successive elezioni amministrative del 1985 e del 1990 è capolista della DC e primo degli eletti. Nel 1984 entra nella direzione nazionale del movimento giovanile Dc per il quale fonda la rivista mensile "Nuova Politica".

Chiusa l'esperienza dei giovani Dc entra negli organismi provinciali e regionali del partito e dirige a Roma il mensile "Settantasei" che raccoglie i giovani quadri della sinistra dc. Viene chiamato anche alla vicedirezione del mensile "Il Confronto" e nella redazione del settimanale del partito "La Discussione".

Nella fase di trasformazione della Dc al PPI invita il partito a scegliere la via dell'alleanza tra centro e sinistra. Conseguentemente, dopo la decisione del PPI di candidarsi alle elezioni del 1994 come "terzo polo", aderisce ai Cristiano Sociali, fondando il movimento a Ferrara e divenendone Consigliere Nazionale.

Dopo la scissione del PPI e l'adesione dello stesso all'Ulivo rientra nel partito. Dal 1997 al 1999 è chiamato all'incarico di vicesegretario nazionale. Nell'ultimo congresso nazionale del Ppi è fra i tre candidati all'incarico di segretario politico e successivamente entra a far parte della direzione nazionale e dell'ufficio di segreteria con l'incarico per le politiche della comunicazione.

Entra nel secondo governo D'Alema come sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega alle riforme istituzionali e viene confermato nello stesso incarico nel successivo governo Amato.

Alle elezioni politiche del 2001 è candidato dell'Ulivo alla Camera dei Deputati nel Collegio maggioritario di Ferrara e capolista della Margherita nella quota proporzionale nelle Marche.

Tra i fondatori della Margherita, nel luglio 2001 entra a far parte del comitato costituente del partito, del quale diventa coordinatore dell'esecutivo nazionale.
Alle elezioni politiche del 2006 è capolista dell'Ulivo nella circoscrizione Lombardia II e candidato in Emilia-Romagna, per la quale opta. E' stato Presidente del nuovo gruppo parlamentare "L'Ulivo" alla Camera dei Deputati dal maggio 2006 all'ottobre 2007 quando Veltroni, nato il Pd, lo chiama al suo fianco come vicesegretario del nuovo partito nato dalla confluenza di Ds e Margherita.

(21 febbraio 2009)

www.larepubblica.it

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Franceschini: un nuovo giorno


Con 1047 voti, Dario Franceschini è stato eletto nuovo segretario del Partito Democratico, Arturo Parisi, l'altro candidato alla segreteria del Partito, ha ottenuto 92 voti.

Nel suo breve discorso dopo la proclamazione da parte di Anna Finocchiaro si è detto contento per il cambio di clima tra l'inizio e la fine della giornata: "Adesso possiamo guardare al futuro". Poi ha citato le parole di un giornale clandestino degli allora partigiani Arrigo Boldrini e Benigno Zaccagnini nel quale in romagnolo c'era scritto "se è notte si farà giorno. Oggi abbiamo dimostrato che stiamo lavorando per un giorno nuovo. Ho puntato i piedi per farla oggi l'Assemblea proprio perchè ho visto quello che hanno scritto in questi giorni i giornali, non potevamo fare altri sette giorni cosi'. E' stato un bene rimettersi a questa assemblea costituente che ha tanta voglia di costruire. Aveva ragione Walter Veltroni. E' tornato l'ottimismo e questa è la prova che l'unico ad aver capito che cosa bisogna fare è stato Veltroni.

Serviva una scossa, un segnale di cambiamento e ringraziamo Veltroni per la sua scelta che è stata un atto d'amore verso il partito che ha fondato. Già so cosa diranno i giornali. Il mio è stato un discorso troppo di sinistra, troppo moderato, ma non mi interessa. Ho detto cose democratiche". E indicato quattro valori sui quali costruirà la sua azione: la Costituzione, la Resistenza, la laicità dello Stato, l'unità sindacale: sono i valori indicati dal neo eletto segretario del Pd Dario Franceschini nel breve discorso pronunciato subito dopo la proclamazione della sua elezione.

I primi commenti sono quelli dell'ex segretario, Walter Veltroni: "La prima persona alla quale parlai delle mie dimissioni è stato Dario Franceschini. Gli dissi in quell’occasione che avrei voluto fosse lui a guidare il Partito democratico verso le elezioni e il congresso. Come ho detto nel mio discorso di saluto, Dario è un uomo politico leale, forte e che crede in quel progetto del partito democratico come un soggetto nuovo che sia
perno del riformismo italiano. Questa era l’ispirazione del Pd nell’atto di nascita del partito al Lingotto, nelle primarie e anche nella campagna elettorale.
Le parole di Dario di oggi sono per me la conferma di questo giudizio. Dario è la persona giusta per guidare il partito verso le nuove sfide che penso potranno vedere per il Pd quei successi che merita. A lui voglio dare un
abbraccio e rivolgere il più caloroso e affettuoso augurio di buon lavoro".

I primi impegni. Franceschini ha lasciato l'Assemblea sulle note della Canzone popolare di Ivano Fossati, per recarsi a casa dell'ex segretario, Walter Veltroni.
Domani ha già il primo appuntamento in agenda. Come annunciato dal palco dell’Assemblea domani sarà a Ferrara, la sua città.
Alle 16, presso il Castello Estense (corso Martiri della Libertà) "di fronte al castello Estense, dove furono trucidati nel 1943 tredici cittadini innocenti, farò quello che un segretario di partito non ha mai fatto. Chiederò a mio padre che ha 87 anni ed è un partigiano di portare la Costituzione e le giurerò fedeltà".

La lettera a Napolitano. Franceschini, ha inviato questo pomeriggio una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano scrivendogli che "nel momento in cui assumo la responsabilità di guidare il Partito Democratico, il mio primo pensiero è rivolto all’Alta Magistratura Repubblicana da Lei così
mirabilmente rappresentata, nella convinzione che la funzione di garante della Costituzione da Lei interpretata sarà per tutti noi un esempio cui costantemente riferirci.
Con la stima di sempre".

21 febbraio 2009
www.partitodemocratico.it

Foto di Francesca Minonne

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mercoledì 18 febbraio 2009

Veltroni se ne va


“Ho sempre avuto un'idea della politica come missione civile, e che sia un mezzo e non un fine. Lascio con assoluta serenità e senza sbattere la porta. Spero che la mia scelta possa tutelare il partito dalla sindrome del logoramente che c'è stata nelle settimane passate”. Sono le utlime parole di Walter Veltroni in una conferenza stampa da segretario del PD.

Sono le utlime parole di Walter Veltroni in una conferenza stampa da segretario del PD. Un incontro convocato per spiegare le ragioni delle sue dimissioni, per confessare di lasciare perché “Non ce l'ho fatta a fare il partito che sognavo io e che sognavano tre milioni di elettori. Ma non chiedete al mio successore risultati subito".
Veltroni esordisce parlando di “rimpianto, per un'idea buona ma partita troppo tardi, perché il Pd doveva nascere già nel 1996», dopo la vittoria elettorale di Prodi. “L'idea dell'Ulivo - spiega Veltoni - era la possibilità di cambiare il Paese, cosa che il governo Prodi, che al suo interno aveva due ministri che sarebbero poi diventati presidenti della Repubblica, aveva iniziato a fare. E se l'esperienza di quel governo fosse andato avanti tutto il corso della storia italiana sarebbe stato diverso”. E oggi che il Partito democratico è nato, aggiunge il leader dimissionario, è la “realizzazione di un sogno perché dal dopoguerra “non c'è mai stato un ciclo veramente riformista”.
Anche perché i primi risultati si sono visti in questi 16 mesi, ricordati dallo stesso Veltroni: “La semplificazione della vita politica e sociale del Paese. Un concetto, questo, che non è figlio della volontà di ridurre le differenze, ma è l'idea di una democrazia che decida, per non contrapporre decisione e democrazia”.
Poi c'è stata l’ innovazione programmatica, per affrontare le nuove sfide della società, dal Lingotto al programma elettorale, alle proposte dle governo ombra. E l'innovazione della forma partito: “Speravo se ne potesse realizzare uno nuovo, aperto, con una partecipazione forte dal basso, non come nella destra dove c'è uno solo che decide. Io a tratti il Partito democratico l'ho visto: alle primarie, in campagna elettorale, tra le migliaia di volontari che ci hanno aiutato, nella grande manifestazione del Circo Massimo, dove c’erano solo le bandiere del PD, nessun simbolo del passato”. Fino alle iniziative a difesa della Costituzione e di confronto con le parti sociali sulla crisi economica.

Un partito per cambiare l’Italia.
Il Pd non è nato come un “partito-Vinavil, un contenitore per tenere insieme tutto e il contrario di tutto. È un progetto ambizioso e a lungo termine, finalizzato a far diventare il riformismo maggioranza nel paese, un partito inserito nella società, capace di raccoglierne le istanze e gli umori. Capace di voltare pagina e superare questa Italia da Gattopardo”. E di sconfiggere una destra e un Berlusconi che hanno vinto “una battaglia di egemonia nella società, perché hanno avuto i mezzi e la possibilità anche di stravolgere i valori della società stessa, costruendo un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere con coraggio”. Tuttavia “io non ci sono riuscito ed è per questo che lascio e chiedo scusa”. Nel Tempio di Adriano, a Piazza Di Pietra scatta l’applauso.
“La destra ha vinto – riprende - il successo del Pdl per noi è difficile da capire. Berlusconi ha vinto una battaglia di egemonia nella società, perché ha avuto i mezzi e la possibilità anche di stravolgere i valori della società stessa, costruendo un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere con coraggio, anche quando il vento è più basso, ma sapendo che se la vela è posizionata nella giusta direzione, prima o poi arriverà il vento alle spalle che spingerà in avanti. Io non ce l’ho fatta e chiedo scusa. Sento di non aver corrisposto alla spinta di innovazione che c'era e di non averlo fatto forse per un riflesso interiore che mi ha portato al tentativo di tenerci uniti” Del resto, “in questo partito c'è bisogno di più solidarietà, che ci si senta tutti maggiormente squadra, che vi sia una partecipazione comune ad un disegno che è compito di chi è chiamato a dirigere assicurare. Per questo, se non ci sono riuscito, la responsabilità è solo mia. Penso che il passaggio che si farà nei prossimi giorni si dovrà accompagnare a energie nuove, dovremmo fare un partito capace di raccogliere sempre di più la sua esperienza, capace di non chiedere più a nessuno da dove vieni, ma solo "dove vai". Per il futuro indica l’alta alla sinistra “salottiera, giustizialista e conservatrice. Serve un centrosinistra che creda nella legalità, che abbia coraggio di cambiare, che riscopra il contatto con la società: fuori dalle stanze e dentro la vita reale delle persone”.».
“Ma io non sono riuscito a fare tutto ciò ed è per questo che mi faccio da parte. E' una scelta dolorosa ma giusta, anche per mettere al riparo il Pd da ulteriori tensioni e logoramenti. Era chiaro già nei giorni scorsi che si dovesse aprire una pagina nuova. Certo, non chiedete con l'orologio in mano a chi verrà dopo di me di ottenere subito dei risultati perché «un grande progetto richiede anni, come è capitato con Mitterand o Lula”. E anche in Germania o Gran Bretagna il centrosinistra ha perso e nessuno si è dimesso. “Noi invece abbiamo cambiato sei o sette leadership, mentre Berlusconi è sempre lì che vinca o che perda. Quindi - dice il leader del Pd - a chi verrà dopo di me si conceda il tempo di lavorare, quello che io non mi sono conquistato sul campo”.
Verrà il tempo di un’altra Italia. “Il Pd dovrà unire il Paese, mentre la destra lo vuole dividere. Unirlo tra forze sociali, tra nord e sud, tra giovani e anziani. Verrà un tempo in cui questo possa accadere. Io spero di avere dato un contributo. Ora lascio ma con assoluta serenità e senza sbattere la porta. Ma al contrario cercherò di dare una mano a questo progetto. Quando camminerò per la mia città - dice infine Veltroni, che ha rivelato di aver già chiesto che gli venga revocata la scorta - avrò la sensazione di aver passato la mia vita a fare cose per gli altri. Sono più portato ad essere uomo delle istituzioni che uomo di partito, del fare pià che dei discorsi e delle inteviste” E lascia con un'esortazione finale: “Non bisogna tornare indietro, non venga mai la tentazione di pensare che c’è uno ieri migliore dell’oggi. Oggi ci sono le condizioni perché questo partito possa finalmente realizzare il sogno di una maggioranza riformista in questo Paese, il sogno di una stagione in cui il riformismo si fa maggioranza”.

www.partitodemocratico.it

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martedì 17 febbraio 2009

SERATA SUL FEDERALISMO

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QUELL'INUTILE LINEA DURA SULL'IMMIGRAZIONE

Il pacchetto sicurezza approvato in Senato contiene norme sull'immigrazione dal chiaro significato: maggior controllo e maggiore severità. Al di là delle considerazioni etiche sul diritto speciale riservato agli stranieri, sono provvedimenti del tutto inefficaci. Non ci sono né le risorse, né le forze per espellere davvero gli irregolari, che in gran parte sono donne occupate nelle famiglie italiane. Dovremmo invece seguire l'esempio di altri paesi occidentali, dove gli inasprimenti legislativi sono accompagnati da misure a favore dell'integrazione.


Del pacchetto sicurezza approvato nei giorni scorsi dal Senato, fanno discutere in modo particolare le norme relative agli immigrati: una serie di modifiche normative, che spaziano dalla definizione dell’immigrazione irregolare come reato alla verifica dell’idoneità abitativa degli alloggi, dal permesso di soggiorno a punti all’inasprimento della tassazione sui permessi di soggiorno, fino alla norma più controversa, quella della facoltà di denuncia degli immigrati senza documenti che si presentano ai servizi sanitari pubblici.
Il significato è univoco: una volontà asserita di maggior controllo sull’immigrazione, di maggior rigore e severità. Fino a istituire una sorta di diritto speciale a carico degli immigrati, più esplicito nel caso degli irregolari, con i quali secondo il ministro degli Interni “bisogna essere cattivi”. È una linea che sembra incontrare ampio consenso da parte della maggioranza degli italiani, anche in seguito a recenti episodi di cronaca.
In questo contributo non intendo addentrarmi in considerazioni di natura etico-politica, relative ai diritti umani e ad altri aspetti controversi. Vorrei limitarmi ad alcune considerazioni relative all’efficacia presumibile dei provvedimenti e quindi agli obiettivi perseguiti.

IL REATO DI IMMIGRAZIONE

Cominciamo dalla definizione dell’immigrazione come reato, non più punito con il carcere, ma con un’ammenda, comminata dal giudice di pace. A costo di ripetere una constatazione già espressa su questo foglio, i posti disponibili nei centri di identificazione ed espulsione (Cie) sono circa 1.160 in tutta Italia. Se aggiungiamo i 4.169 dei centri di prima accoglienza, pure destinati a ospitare gli immigrati irregolari, arriviamo a poco più di 5.300. Gli immigrati espulsi, fino all’ottobre 2008, sono stati in tutto 6.500, mentre gli irregolari circolanti sul territorio nazionale sono, stando alle auto-denunce dell’ultimo decreto flussi, almeno 740mila. La sproporzione è evidente, così come la natura retorica della misura. Difficile credere che qualcuno pagherà mai l’ammenda. Non ci sono né le risorse, né le forze per espellere davvero gli irregolari, che per la maggior parte sono donne occupate nelle famiglie italiane. Del resto, la grande maggioranza degli immigrati oggi regolari, sono stati nel passato irregolari, due su tre in Lombardia: le categorie sono molto più fluide di quanto si pretende. In realtà, l’immigrazione irregolare, in Italia come negli Stati Uniti e in molti altri paesi, è vituperata a parole e tollerata nei fatti, anche perché funzionale a molti interessi.
Non deve infatti sfuggire il fatto che tra le molte norme del pacchetto sicurezza, nessuna inasprisce le pene per i datori di lavoro di immigrati irregolari. Anzi, i controlli ispettivi sui luoghi di lavoro sono stati alleggeriti. Eppure lì si trova la calamita che attrae l’immigrazione irregolare, tanto che l’Unione Europea ha preannunciato un giro di vite sul tema.
Non dimentichiamo poi che gli immigrati rumeni, in quanto comunitari, non potranno essere perseguiti.

LA SALUTE DELLO STRANIERO

Quanto alla norma più discussa, quella sulla sanità, molti hanno già osservato che se gli irregolari non si curano, ne scapita l’igiene pubblica e quindi la salute di tutti, perché malattie come la Tbc o l’Aids potrebbero propagarsi più facilmente. Molti medici si sono già dichiarati contrari, varie associazioni hanno chiamato alla disobbedienza. Ma c’è un altro elemento, molto prosaico, da tenere presente: che succede se un immigrato dichiara di non avere i documenti? Ammettiamo che parta una denuncia: in un qualche commissariato arriverà una segnalazione secondo cui una persona sconosciuta, presumibilmente straniera, si è presentata al pronto soccorso per farsi medicare. Se anche partisse una volante, il ferito sarebbe già lontano. Solo in caso di ricovero, e ipotizzando una notevole efficienza delle istituzioni preposte all’ordine pubblico, la disponibilità di posti nei Cie, le risorse per il rimpatrio e quant’altro, si potrà immaginare un qualche effetto. Che sarà comunque molto modesto, costoso e pagato con una minor tutela della salute pubblica.

SOLDI, ROM E PERMESSI A PUNTI

Un terzo esempio: non si potrà più trasferire denaro verso l’estero se non si è in possesso di permesso di soggiorno. L’effetto sarà soltanto quello di favorire lo sviluppo di un mercato di intermediari, provvisti di regolari documenti, che effettueranno l’operazione al posto di chi non potrà più farla personalmente, in genere soprattutto madri che mandano denaro ai figli lontani. Vorrei richiamare un precedente: il prelievo delle impronte digitali degli immigrati disposto, tra roventi polemiche, in seguito alla legge Bossi-Fini. Una volta effettuata qualche azione dimostrativa, non se ne è più saputo nulla.
Per i campi rom, nell’estate scorsa, nuovi annunci di raccolta delle impronte e nuove polemiche. Nei fatti, le impronte prelevate sono state pochissime, a Milano quasi nessuna, e non è dato sapere se siano servite a qualcosa. Di certo, se non altro, si sono sgonfiate le voci incontrollate sull’arrivo e l’insediamento di decine di migliaia di rom: per la provincia di Milano, si è arrivati a parlare di 20mila unità.
Un cenno finale va al permesso di soggiorno “a punti”: un’innovazione che tende a rendere gli immigrati dei sorvegliati speciali, dallo status precario e reversibile. Credo servirebbero di più, come in altri paesi, misure che incoraggino un’integrazione positiva: per esempio, giacché le competenze linguistiche vengono viste dall’Olanda al Canada come un requisito necessario per l’inserimento nella società, un piano massiccio di alfabetizzazione in lingua italiana, sul modello delle 150 ore che hanno consentito nel passato alle classi popolari di accedere all’istruzione di base. L’accertamento della conoscenza dell’italiano dovrebbe produrre qualche beneficio, come un accorciamento dei tempi per l’accesso alla carta di soggiorno e alla cittadinanza. Così si istituirebbe un incentivo a impegnarsi su questo aspetto saliente dell’acculturazione nel nuovo contesto di vita.
Nei paesi occidentali, gli inasprimenti legislativi nella gestione dell’immigrazione, e indubbiamente ne sono intervenuti, giacché il tema quasi ovunque è salito di rango nell’agenda politica, sono generalmente accompagnati da misure a favore dell’integrazione: non si vuole ingenerare l’idea dell’immigrato come nemico da combattere, anche per non alimentare spinte xenofobe nella società.
Dovremmo forse imparare che una politica dell’immigrazione ridotta a controllo e sicurezza, all’insegna del pregiudizio e dell’ostilità, può fruttare in termini di voti, ma non prepara un futuro sereno per la convivenza sociale.

Maurizio Ambrosini
fonte www.lavoce.info

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lunedì 16 febbraio 2009

Uscire dalla crisi. 16 miliardi per 7 obiettivi


Il Pd propone una manovra anticiclica per 16 miliardi di euro, circa un punto di Pil, che si articola intorno a sette obiettivi principali:

1. Sistema universale di ammortizzatori sociali

essenziale strumento di protezione sociale e di tutela della vita stessa delle piccole imprese. Il Pd propone alcune misure immediate e in prospettiva la realizzazione di un’organica riforma degli ammortizzatori sociali di tipo europeo.

Nell'immediato:

a) l'introduzione di una misura temporanea di sostegno al reddito dei precari e degli altri lavoratori che perdono il lavoro e sono sprovvisti di copertura assicurativa, da associare ad attività di formazione e programmi di reinserimento lavorativo;



b) l'innalzamento della copertura Cassa integrazione ordinaria e straordinaria (CIG e CIGS) per proteggere dalle crisi, insieme ai lavoratori, anche le piccole imprese, che solo così possono sopravvivere e non creare ulteriore disoccupazione;

c) la sospensione del pagamento delle rate del mutuo contratto per l’acquisto dell’abitazione di residenza per i lavoratori che perdono il posto di lavoro.

In prospettiva, va realizzata una organica riforma del sistema degli ammortizzatori sociali in modo da arrivare all’istituzione di un sussidio unico di disoccupazione, di cui possa beneficiare chiunque perde il proprio posto di lavoro, inclusi i precari, a prescindere quindi dal tipo di contratto, dal settore e dalla dimensione dell’impresa nella quale veniva svolta l’attività lavorativa, con l’unica condizione dell’impegno alla riqualificazione e ad accettare offerte di lavoro.

2. Aumento del potere d’acquisto delle famiglie

con una riduzione della pressione fiscale sui redditi medio-bassi. Aumento delle detrazioni sui redditi da lavoro dipendente, autonomo e da pensione, a partire dai redditi e dalle pensioni più basse, per dare, attraverso questa via, alla fine della legislatura, 100 euro in più al mese per i redditi fino a 30.000 euro l’anno. L'intervento, alternativo al bonus famiglia e alla social card, viene erogato anche ai contribuenti incapienti attraverso trasferimenti.

3. Promozione di nuova occupazione femminile:

meno costi per l'impresa che assume una donna; meno tasse sul reddito da lavoro delle donne; sostegno all’imprenditoria femminile, anche attraverso il microcredito; accompagnamento degli interventi fiscali con politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e con il potenziamento di servizi di cura per la famiglia (asili nido, assistenza anziani non autosufficienti, ecc).

4. Green economy

per rilanciare la nostra economia rendendola più competitiva, per attivare fra nuovi lavori e riqualificazione (o almeno “salvataggio”) di quelli esistenti, un milione di posti di lavoro nei prossimi cinque anni e rispettare gli impegni presi a livello europeo.

Il Pd propone una serie di interventi, tra i quali un piano di riqualificazione degli edifici pubblici; rendere permanenti le agevolazioni fiscali del 55% per gli interventi di efficienza energetica delle abitazioni e degli edifici privati, costruzione di 100.000 nuovi alloggi, tra edilizia pubblica e canone agevolato, a bassissimo consumo energetico; incentivi per la rottamazione delle auto vincolati all’acquisto di auto a basse emissioni e bassi consumi e sostegno alla ricerca e all’innovazione dell’industria automobilistica per le auto ecologiche del futuro; favorire investimenti pubblici per il rinnovo del parco mezzi con acquisto di autobus a metano e avviare un piano di 1.000 treni per i pendolari, con 300 milioni di euro all’anno per cinque anni; ecoincentivi per l’acquisto di elettrodomestici a basso consumo; raddoppiare nei prossimi dieci anni l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili e favorire lo sviluppo di una industria nazionale del settore, rafforzando Industria 2015 e promuovendo nuove imprese che producano impianti, tecnologie, pannelli solari, nuovi materiali per l’edilizia; semplificare e dare certezza alle regole, ad esempio, nelle procedure di autorizzazione e nei regolamenti edilizi dei comuni; promuovere una politica agricola organica e favorire le imprese e le economie che puntano sul turismo di qualità, sui prodotti agricoli legati al territorio, alla manifattura italiana; incentivare il riciclo dei rifiuti e l’industria ad esso collegata: un incremento del 15% in dieci anni rispetto ai livelli attuali rappresenterebbe il 18% dell’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di CO2 e significherebbe far scendere i consumi energetici di 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.

5. Aumento degli investimenti pubblici in infrastrutture

con priorità alle opere immediatamente cantierabili dei Comuni, a questo scopo parzialmente liberati dal vincolo del Patto di Stabilità Interno; si potrebbe così far partire entro il mese di giugno un programma di piccole e medie opere immediatamente cantierabili, ora bloccate dalla legge 133/2008, e avviare in tempi contenuti un piano straordinario di riqualificazione degli edifici pubblici, scuole soprattutto, per migliorare l’efficienza energetica e la messa in sicurezza.

Vanno inoltre ripristinate le risorse sottratte agli investimenti nel Mezzogiorno, in particolare al Fondo per le Aree Sottoutilizzate.

6. Sostegno alle imprese sia rafforzando Confidi, sia garantendo il regolare e tempestivo pagamento delle pubbliche amministrazioni, sia ripristinando l'automatismo dei crediti d'imposta per la ricerca, gli investimenti, le ristrutturazioni; in particolare il Pd propone di accelerare il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese fino a 250 dipendenti attraverso il ricorso, nei limiti di 3 miliardi di euro per il 2009, alle risorse della gestione separata della Cassa Depositi e Prestiti; di potenziare le contro-garanzie per i Confidi - fino a triplicarne l'attuale capacità - di tutte le categorie del lavoro autonomo e delle piccole imprese, anche attraverso l’intervento della SACE; di dare attuazione alle misure previste nei decreti per la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese ed alle famiglie approvati all’inizio di ottobre 2008, ma rimasti inapplicati per l’assenza a tutt’oggi dei regolamenti attuativi, in particolare per la garanzia della raccolta bancaria a medio termine e a garanzia del rischio di credito.

Il Pd propone inoltre una serie di interventi fiscali per il lavoro autonomo e le imprese. Tra questi, il potenziamento del forfettone fiscale: per lavoratori autonomi, piccoli imprenditori e professionisti innalzamento del limite di fatturato a 70.000 euro l'anno e del limite di spesa per la disponibilità di beni strumentali a 45.000 euro nel triennio (circa 2 milioni di soggetti potenzialmente interessati, per i quali si elimina l'Iva, l'Irpef, l'Irap e gli studi di settore e si applica un'imposta sostitutiva complessiva del 20%); la riduzione della ritenuta d'acconto applicata sui ricavi dei professionisti (dal 20 al 10%) per evitare ricorrenti crediti fiscali, soprattutto per i professionisti più giovani; per il biennio 2009-2010; l’introduzione di un moltiplicatore pari a 2 per la deducibilità degli oneri finanziari derivanti dagli investimenti produttivi effettuati nel biennio 2007-2008, aggiuntivi rispetto alla media del triennio precedente; l'azzeramento per il biennio 2009-2010 dell'imposta sostitutiva sul reddito, attualmente prevista al 27,5%, per le ditte individuali e società di persone in contabilità ordinaria per la parte di reddito re-investita in azienda; la sospensione del tetto alla deducibilità degli interessi passivi per il biennio 2009-2010 per i soggetti Ires.

7. Difesa e valorizzazione del made in Italy,

con la ricerca e con l’innovazione ma anche tutelando marchi e denominazioni e contrastando il dumping sociale e lo sfruttamento del lavoro minorile.

Alla manovra anticiclica, con misure di immediato sostegno all’economia, devono essere unite riforme strutturali che accrescano il PIL potenziale e dunque riforme per la regolazione concorrenziale dei mercati (dalle banche alle assicurazioni, dalle professioni ai servizi pubblici locali, fino all'energia), in modo da mettere il paese in condizione di correre, quando la crisi internazionale sarà superata.

Insieme a queste, va tutelato come bene assoluto il merito di credito del paese e quindi la stabilità finanziaria. La riduzione della spesa corrente, attraverso una spending review sulla quale fondare una sistematica operazione di benchmark che faccia emergere le migliori pratiche in modo che verso esse convergano tutti i segmenti della pubblica amministrazione; il controllo delle entrate attraverso una intelligente lotta all’evasione fiscale; la valorizzazione dell'ingente patrimonio pubblico, per ottenere che si trasformi da fonte di costo a fonte di reddito sono essenziali per garantire la stabilità di medio periodo della finanza pubblica.

Insieme a queste va poi realizzata la riorganizzazione della spesa per acquisto di beni e servizi, delle amministrazioni centrali e di ciascuna amministrazione regionale; la digitalizzazione "forzata" di tutta la Pubblica Amministrazione; l'accorpamento, in due anni, di tutti gli uffici periferici dello Stato centrale. Questo insieme di attività - da realizzare attraverso innovazioni legislative e, soprattutto, amministrative - è in grado di realizzare obiettivi di risparmio crescenti nel tempo (dopo due anni, un punto di PIL).

Già nel 2009, il costo delle misure anticicliche proposte è coperto, per la metà, da maggiori entrate legate all’innalzamento del Pil, dal riavvio delle politiche antievasione, dall’assorbimento nell’ambito dell’intervento generalizzato delle risorse dedicate al bonus famiglia e alla social card, dai primi risparmi dovuti all’attivazione delle centrale unica per gli acquisti. Possibili risparmi in conto interessi, da valutare in sede di assestamento del Bilancio dello Stato a Luglio 2009, dovrebbero essere utilizzati per migliorare la copertura. L’indebitamento ed il debito aggiuntivo previsto per il 2009 viene più che compensato nel corso del 2010 e 2011, grazie al venir meno degli effetti delle misure di carattere temporaneo, al recupero di risorse dall'evasione, al risparmio di spesa e, soprattutto, alla maggiore crescita conseguente alle riforme strutturali proposte.

Più Europa: nella gestione del debito pubblico, per le infrastrutture, per la vigilanza sul sistema del credito

Proprio mentre il modello europeo - con la sua economia sociale di mercato – viene assunto a riferimento in altre aree dell'economia globale, l'Unione Europea fatica a ritrovare slancio e si fanno più seri i rischi di scivolamento verso interventi protezionistici.

Il PD sostiene tre precise proposte:

coordinamento, anche costituendo un'apposita Agenzia europea, della gestione delle emissioni di titoli del debito pubblico dei Paesi dell'Eurogruppo;
finanziamento dei progetti infrastrutturali con emissione di eurobonds sul merito di credito dell'Unione;
affidamento alla BCE del coordinamento della regolazione e della vigilanza sul sistema del credito, ormai perfettamente integrato a dimensione europea.


www.partitodemocratico.it

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venerdì 6 febbraio 2009

CHE COSA HA FATTO LA PROVINCIA DI NOVARA PER L'EDILIZIA SCOLASTICA

La provincia risponde: abbiamo stanziato 31 milioni di euro in 4 anni e mezzo. Le cifre e gli interventi. L'opinione della vicepresidente Turchelli.
Il tragico episodio del Liceo di Rivoli ha attirato l’attenzione dei grandi media sul tema della affidabilità delle strutture che ospitano le scuole. Al di là della doverosa analisi di quanto è accaduto in provincia di Torino, l’occasione richiede un bilancio dell’attività nel settore dell’edilizia scolastica da parte della Provincia di Novara. Qual è l'opinione della vicepresidente e assessore all’istruzione e all’edilizia scolastica Paola Turchelli? «Il bilancio non credo lasci spazio a dubbi. Abbiamo investito in quattro anni poco meno di 31 milioni di euro. Sono stati aperti e completati decine e decine di cantieri, la maggior parte dei quali relativi proprio ad interventi che direttamente o indirettamente hanno a che fare con la sicurezza»

Scorrendo l’elenco delle opere realizzate dall’amministrazione provinciale, si scopre che tutte le scuole medie superiori del territorio sono state interessate ad interventi di questo tipo. Così (citando solo alcune opere a titolo di esempio) al liceo Artistico “Casorati” sono stati spesi 490.000 euro per il consolidamento delle volte del primo piano; al liceo scientifico “Antonelli” si è adeguata la palestra alle norme di prevenzioni incendi (116.000 euro); nei complessi scolastici di Romentino ed Arona sono state rifatte le centrali termiche (400.000 euro), all’IPSIA Bellini è stato realizzato l’adeguamento dell’impianto elettrico con l’installazione di sistemi antincendio e fuga di gas (615.000 euro); all’ITIS Fauser è stato rifatto l’impianto elettrico (416.00 euro) al Liceo Classico Carlo Alberto è stata rinnovata la centrale termica (82.000 euro), all’I.P. Ravizza sono state sistemate le uscite di sicurezza con la costruzione di una scala esterna (156.000 euro); nuove centrali termiche sono state realizzate all’Omar (327.000 euro) al Magistrale “Bellini” e al liceo Artistico Casorati (356.907); ancora all’Omar sono stato effettuati interventi di consolidamento statico per oltre 500.000 euro.

«Un elenco – spiega Turchelli – che solo in parte rende l’idea del grande sforzo effettuato. Quello che va sottolineato è che si tratta di investimenti effettuati con risorse della Provincia, finanziate tramite mutui. La verità è che nel settore nelle manutenzioni, che sono fondamentali per garantire davvero la sicurezza nelle scuole, lo Stato, pur avendo ampliato le nostre competenze non interviene se non in minima parte».

Il quadro degli interventi della Provincia non si esaurisce però qui. Annualmente Palazzo Natta ha distribuito ai piccoli comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti una media di 350.000 euro. «Sono fondi – spiega l’assessore – che destiniamo a interventi di manutenzione minuta, ma spesso importantissima per il comfort, la funzionalità e la sicurezza nelle scuole primarie e dell’infanzia dei piccoli centri del nostro territorio».

Va infine ricordato che per la piccola manutenzione, cioè per interventi immediati di emergenza, la Provincia destina un fondo di circa 450.000 all’anno, oltre ai 155.000 euro medi che vengono assegnati ogni anni direttamente alle scuole.

«Non dobbiamo dimenticare – aggiunge Turchelli – che ci sono una serie di altri interventi che posso definire “collaterali” che pure hanno a che fare con la sicurezza degli studenti;: penso ad opere come la pista ciclabile da Vignale al Bonfantini o la sistemazione delle fermate dei bus sulle strade provinciali»

«Posso dire – conclude l’assessore Turchelli – che ci sentiamo di aver fatto fino in fondo il nostro dovere, sempre ascoltando le richieste del mondo della scuola e intervenendo puntualmente ogni volta che se ne manifestava l’esigenza. Possiamo stilare un bilancio che considero largamente positivo, ma non ci fermiamo qui: entro la fine dell’anno abbiamo in programma altri importanti investimenti per oltre 500.000 euro».

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giovedì 5 febbraio 2009

Riforme Università e Ricerca

Dopo una lunga e tuttora ininterrotta serie di proteste il governo è venuto a più miti consigli ed ha deciso che sull’università e la ricerca è meglio un tavolo di lavoro che coinvolga diversi soggetti, fatta eccezione per i meno graditi, come sembra di capire dalle scelte degli ultimi giorni.
Le linee guida emanate dall’ultimo decreto sembrano interessanti: finanziamenti alle università con i conti in ordine, nuovo regole per la formazione delle commissioni, riforma dei dottorati.
Si tratta comunque di linee guida, dalla riforma vera e propria siamo ancora lontani.


Quello che manca di certo è la revisione dei tagli pesantissimi presenti nella finanziaria. In queste condizioni moltissime università saranno messe seriamente in difficoltà, la scelta di trasformarsi in fondazioni, cioè strutture private, diventerà praticamente obbligatoria. Tutto ciò senza scalfire minimamente il potere dei cosiddetti Baroni, ma al contrario danneggiando e gettando discredito su coloro che lavorano con serietà ed impegno.
I giovani dell’Onda Anomala, il movimento degli studenti, gli insegnanti, i ricercatori continuano con le proteste perché si aspettano di più e di meglio, consapevoli della necessità di un serio e profondo cambiamento. Nessuno è disposto a difendere la situazione attuale, ma neppure ad accettare una falsa riforma che taglia fondi e non cambia nulla.
Sarebbe il caso di passare dalle belle parole ai fatti e magari che il ministro ci spiegasse che cosa intende per ‘merito’: università meritevoli, studenti meritevoli, insegnanti meritevoli. Che cosa è meritevole? Con quale criterio intende valutarlo? Sarebbe interessante saperlo.
In vista della crisi i paesi a noi confinanti hanno deciso di investire ingenti risorse sulla ricerca scientifica e sull’istruzione, per esempio in Francia 1800 milioni di euro, nella convinzione che si possa combattere con l’innovazione e una migliore istruzione delle nuove generazioni. Noi troviamo i soldi per l’Alitalia, per le banche e le aziende (forse) e per le università ne tagliamo 1600.

Maria Luisa Struzziero

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mercoledì 4 febbraio 2009

Primo partito e partito unico. Che tristezza.

Ottobre di novità politiche nel centro destra.
La Lega Nord apre la sua sede di Oleggio e vorrebbe diventare il primo partito. Parte da un 16,72% alla Camera alle politiche 2008 e annuncia che lavorerà per creare una lista unica del centro destra alle prossime elezioni amministrative. Ma la Lega non era un partito diverso, né di destra né di sinistra?


Come sarebbe stato bello sentire: “Siamo qui perché abbiamo tre belle idee per Oleggio, non le abbiamo mai sentite!”. No, una bella lista di centro destra, a prescindere.
Che tristezza.
Forza Italia e Alleanza Nazionale vanno verso il partito unico momentaneamente in un clima di “tirannia illuminata nei confronti della periferia per garantire una catena di comando rapida e sintetica”(Gianni Mancuso – Corriere di Novara 16-10-2008).
Reminescenze di monarchia assoluta e managerismo spinto…
Che tristezza.
Purtroppo non basta: scorriamo i nomi del coordinamento provinciale del Popolo della Libertà e il rapporto uomini/donne è 29/2, sì, avete letto bene, ventinove a due.
Che tristezza.
A proposito di nuova politica: si dice che la Lega Nord voglia i candidati sindaci di Oleggio e Galliate, a prescindere. Per una catena di comando federale.
Per noi le catene restano sempre catene e poco si baciano con la libertà –lettera minuscola, la libertà è una conquista progressiva, l’assoluto Maiuscolo è da centellinare-.
Gli italiani, i novaresi, i cittadini delle nostre terre vogliono altro, e meritano altro: un partito che parla alle persone ed alla società come il Partito Democratico che si sta costruendo sulla base di valori e partecipazione al servizio del bene comune e della giustizia sociale.

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lunedì 2 febbraio 2009

La svolta verde tocca pure a noi

Anche per l'ambiente e per l'ambientalismo, Barack Obama sembra oggi sinonimo di svolta, di rivoluzione. Il suo piano di sgravi e investimenti "anti-crisi" mette la sostenibilità ambientale al centro dello sforzo per sostenere il lavoro, le famiglie, le imprese: "Raddoppieremo la nostra capacità produttiva di energia pulita - aveva detto il neo-presidente nel suo primo discorso del sabato alla nazione -, costruiremo una rete elettrica di quasi 5 mila chilometri che sarà alimentata da queste nuove fonti, risparmieremo due miliardi all'anno rendendo il 75% degli edifici federali più efficienti dal punto di vista energetico, le famiglie pagheranno bollette più leggere risparmiando in media 350 dollari all'anno". E ieri puntualmente ha firmato i relativi atti di Governo, aggiungendoci anche i provvedimenti per la riduzione dei consumi e delle emissioni delle automobili. Per chi da anni si batte in politica con questa idea in testa, non era possibile non emozionarsi nel sentire gli argomenti utilizzati dal Presidente degli Stati Uniti d’America per spiegare questa svolta di 180 gradi rispetto al suo predecessore. Una rivoluzione.

L'idea che l'ambiente non solo non sia nemico dell'economia, del benessere, ma che anzi in questi mesi di dura recessione possa diventare uno dei principali trampolini verso la ripresa, mette in discussione gli opposti pregiudizi di chi pensa che l'ecologia sia un lusso che soprattutto in tempi di crisi economica non ci si può permettere (refrain molto utilizzato in questo nostro Paese), e di chi nel mondo ecologista teorizza una triste decrescita economica come solo vero antidoto alla crisi ecologica.
E' una svolta importante, il cui merito - va detto per onestà intellettuale - Obama condivide con buona parte dell'Europa. Prim'ancora che si votasse negli Stati Uniti, infatti, l'Europa con Barroso, con Sarkozy, con Brown, con la Merkel, con Zapatero, ha resistito a una tentazione che pure vi è stata: rispondere allo "tsunami" economico-finanziario arrivato da oltreoceano seppellendo il pacchetto 20/20/20, cioè le misure per ridurre del 20% al 2020 le emissioni che alimentano i mutamenti climatici, portare al 20% la quota delle rinnovabili sulla produzione totale di energia, migliorare del 20% l'efficienza energetica. L'Europa ha scelto di procedere su questa strada nonostante lo scenario economico così radicalmente e negativamente nuovo, e molti leader europei hanno più volte sottolineato che dalla crisi economica si può uscire prima e meglio se l'ambiente è uno degli ingredienti base delle politiche anti-cicliche. E non a caso proprio in questi giorni la Commissione ha voluto ricordare che se a Copenaghen si riesce a raggiungere un accordo globale (lo stesso obiettivo su cui ha esplicitamente detto di voler lavorare Obama), il target per l’Unione Europea di riduzione delle emissioni di CO2 al 2020 salirà automaticamente sino al 30%. (Ahi, che dolore per Berlusconi e i suoi sodali!)
Insomma, vi è oggi nelle classi dirigenti dei Paesi industrializzati una larga consapevolezza dell'utilità, meglio della necessità di un "new deal ecologico" all'insegna della coppia Keynes più ambiente E' così negli Usa, in Germania, nel Regno Unito, in Francia. Non è così in Italia, dove la destra al governo (e con lei, dispiace dirlo, l'attuale presidenza di Confindustria) guarda all'ambiente con occhi vecchi di almeno due o tre decenni. Il governo e la maggioranza hanno cercato, per fortuna senza successo, di boicottare il "pacchetto clima". Hanno persino provato ad azzerare gli ecoincentivi alle ristrutturazioni edilizie introdotti dal governo Prodi, tornando in extremis sui loro passi davanti alla protesta compatta dell'opposizione e di quasi tutte le forze sociali.
Sul rapporto virtuoso che vi può essere tra ambiente ed economia, la destra italiana è fuori dallo spirito dei tempi. Ciò offre al Pd una grande occasione e lo carica, al tempo stesso, di una grande responsabilità. Se non vogliamo limitarci ad entusiasmarci e tifare da spettatori lontani per la svolta “obamiana” (attività che alla lunga può renderci persino un po’ patetici), è giunto il momento di fondare su tale intuizione uno degli argomenti centrali del nostro discorso pubblico e anche della nostra polemica politica, e poi dimostrare concretamente , con atti di governo, nella metà d’Italia dove governiamo città, province, regioni, che per noi l’ambiente in tempi di crisi non è un lusso ma è un elemento decisivo dello sforzo per limitare i costi economici e sociali della crisi in atto.
"Un new deal ecologico" è il titolo di uno dei primi appuntamenti – organizzato dall’Associazione degli Ecologisti Democratici - in preparazione della conferenza programmatica del Pd, che si terrà sabato prossimo 31 gennaio a Roma e sarà concluso da Walter Veltroni. Quel giorno e poi tutti i giorni nei mesi che verranno, il Partito Democratico dovrà impegnarsi per fare di questa sfida una delle fondamenta - culturali, programmatiche, politiche – della sua azione politica. Solo così, ci si passi l'orrendo gioco di parole, non sembreremo troppo pallidi al cospetto di Obama.

Roberto Della Seta
Francesco Ferrante

fonte: www.partitodemocratico.it

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Più clima meno crisi

La “rivoluzione energetica” su cui si sta impegnando l’Europa con l’accordo sul clima che impone ai paesi membri il 20% di riduzione delle emissioni di CO2, il 20% di risparmio energetico e il 20% di produzione di energia da fonti rinnovabili per il 2020, non solo è indispensabile per fare bene la parte che ci compete come Paesi industrializzati nella lotta ai cambiamenti climatici, ma è anche una grande frontiera di innovazione tecnologica, di competizione economica, di industrializzazione.

Con l’elezione di Barak Obama, la battaglia ai mutamenti climatici ha oggi un nuovo e indispensabile protagonista e anche se il passaggio non sarà né semplice né immediato, la svolta annunciata dal nuovo presidente delgli Stati Uniti sui temi ambientali è un decisivo cambio di rotta rispetto all’amministrazione Bush. Basta ricordare il suo discorso la sera della vittoria, le parole sulle grandi sfide che il mondo intero ha di fronte: “due guerre, un pianeta in pericolo, la peggiore crisi finanziaria da un secolo a questa parte.” Basta ricordare l’impegno, più volte ribadito, di affrancare entro dieci anni l’America dal petrolio arabo, lanciando un massiccio piano di investimenti per 150 miliardi di dollari in risparmio energetico e fonti rinnovabili, con la creazione di 5 milioni di posti di lavoro.


L'esigenza di “rottamare il petrolio” non nasce solo da grandi problemi: tale prospettiva è anche, oggi, una straordinaria occasione di sviluppo e di progresso. Lo è in generale e lo è a maggior ragione per l'Italia. Proprio partendo dagli obiettivi e dai vincoli in materia di politiche energetiche e climatiche, anche il nostro Paese può trovare nuovo slancio economico, industriale, tecnologico: nell'incremento di ricerca e sviluppo, nella diffusione di prodotti e di processi produttivi innovativi ed efficienti, nella creazione di nuova occupazione qualificata, in una forte spinta all’esportazione di processi e prodotti eco-efficienti, nella modernizzazione dei sistemi di mobilità e delle tecnologie per l'edilizia.






Le proposte del Partito democratico

•Riqualificazione energetica degli edifici
Detrazioni fino a 100.000 euro per le spese di riqualificazione energetica degli edifici e fino a 60.000 euro per interventi per pavimenti, finestre e infissi.
Contributo del 55% dei costi extra sostenuti per la realizzazione di nuovi edifici con consumi inferiori del 30% rispetto ai limiti di legge.
Per Enti pubblici, istituzione di un fondo di rotazione per l’efficienza energetica di 100 milioni euro/anno, per favorire un’opera di riqualificazione del parco edilizio delle Amministrazioni centrali e locali.

•Elettrodomestici e illuminazione più efficienti«ecoincentivi» per l'acquisto di frigoriferi e congelatori a basso consumo e per prevedere l'ampliamento a lavatrici e lavastoviglie ad alta efficienza energetica delle tipologie di elettrodomestici che possono usufruire delle detrazioni;
Deduzione del 36% dal reddito d’impresa dei costi per la sostituzione dell’illuminazione tradizionale con altra ad alta efficienza energetica.

•Fonti rinnovabili
rendere permanente il meccanismo di incentivazione fiscale, tramite detrazione, a favore degli investimenti sostenuti dai privati cittadini per l’istallazione di pannelli solari termici, superando l’attuale, relativa incertezza determinata dalla presenza o meno di dette misure nelle manovre finanziarie di fine anno.
Incentivi per le spese sostenute da Enti pubblici al fine di sostituire gli impianti e le apparecchiature per il riscaldamento degli edifici che utilizzano combustibili fossili, con impianti e apparecchiature ad energia solare.

Legislazione più semplice in materia. Testo unico di tutte le disposizioni dedicate al risparmio energetico e alla diffusione delle fonti rinnovabili, anche al fine di rendere più omogenee e semplici le procedure amministrative dedicate a tale comparto.

•Più trasporto pubblico
I datori di lavori possono fornire ai loro dipendenti I “ticket-transport”, dei buoni di trasporto, esclusivamente per il tragitto casa-lavoro, su mezzi collettivi e mezzi pubblici.

Incentivi per l’acquisto di autobus pubblici a metano.

Promuovere il trasporto collettivo su ferro nel trasporto locale e urbano (300 milioni di euro all’anno per cinque anni), con l'avvio del piano de "1000 treni pendolari" (300 milioni di euro all'anno per cinque anni.

•Più riciclo meno CO2
Incentivare il riciclo dei rifiuti e l’industria ad esso collegata. Se questa avesse un incremento del 15% per il 2020 rispetto ai livelli attuali, per quella data si potrebbe diminuire del 18% l’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di CO2 e far scendere i consumi energetici di 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, pari al 32% dell’obiettivo nazionale di efficienza energetica al 2020.

www.partitodemocratico.it

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Rivoluzione verde


"Dalla Green Economy 1 milione di posti di lavoro per uscire dalla crisi". Leggi la sintesi degli interventi di Walter Veltroni e Ermete Realacci al convegno degli Ecologisti Democratici

"Oggi il Pd è il partito di un ecologismo moderno, che ha dentro di sé il Dna del riformismo. L’ambiente è il cuore del progetto politico del Partito democratico. Per questo proponiamo un piano per 1 milione di posti di lavoro, serio, che avrebbe bisogno di poco dispendio di risorse e assicurerebbe molti benefici". Lo ha annunciato il segretario del Pd, Walter Veltroni, a conclusione del convegno "Un nuovo new deal ecologico", organizzato dagli Ecologisti Democratici, presso la sede del Pd di Largo del Nazareno. Pubblichiamo l'intervento di Fabrizio Vigni e la sintesi degli interventi del segretario nazionale del Pd e di Ermete Realacci, ministro dell'ambiente del governo ombra del Pd.



Intervento di Walter Veltroni: La crisi economica cambierà radicalmente il paese e il governo non riesce a dominarla e nemmeno ad interpretarla. Eppure da come si uscirà da questa congiuntura economica dipenderà la collocazione internazionale del nostro Paese. Non è mai successo che si verificasse una crisi di sistema come questa, in cui le crisi si manifestano tutte insieme. La cassa integrazione sta raggiungendo livelli difficilmente gestibili, 2 milioni di persone vivono senza ammortizzatori sociali. Non possiamo escludere che senza dei provvedimenti immediati si faccia largo nella società un orientamento allo scambio tra la decisione e le procedure democratiche. Uno scambio che magari non si risolve con la dittatura, ma con una democrazia più povera, più asciutta che mette il potere nelle mani di uno solo.

Il governo di fronte alla crisi non ha idee, ha perso il controllo, da mesi non produce nulla. C'è una assenza totale, persino fisica, del presidente del Consiglio che fa campagna elettorale in Sardegna come se questa crisi non lo riguardasse. Quella che ha investito l'Occidente e con esso l'Italia è una crisi economica, finanziaria, ma anche sociale.

Il Pd deve per questo essere la forza capace di interpretare l’inquietudine che c’è nel Paese e proporre un piano di innovazioni. E’ adesso nella crisi il momento delle riforme, perché altrimenti il rischio è che la crisi duri più a lungo e che, una volta finita, si ripresentino gli stessi problemi, soprattutto in un Paese come il nostro in cui rimangono problemi irrisolti e sacche di arretratezza. Mai in Italia dal dopoguerra a oggi si è conosciuta una grande stagione riformista e il Pd deve spingere ora, non tra 4 anni, per aprire una stagione di riforme, che parta però da due condizioni fondamentali, ovvero la riforma degli ammortizzatori sociali, per non avere un welfare ingiusto, e una rivoluzione ambientale.

La Rivoluzione verde è l’unica leva di sviluppo dell’economia occidentale. E’ necessaria per lasciare un mondo migliore alle generazioni future e rispetto alle altre stagioni dello sviluppo, quella dell’auto, dell’edilizia e delle telecomunicazioni, è virtuosa e senza contraddizioni. In Italia rispetto agli altri paesi occidentali c’è bisogno di fare di più, per questo proponiamo un piano decennale in 10 punti:

1. Riqualificazione energetica degli edifici

Rendere permanenti le agevolazioni fiscali del 55% per gli interventi di efficienza energetica delle abitazioni e degli edifici privati. Avviare un piano straordinario di riqualificazione per gli edifici pubblici (scuole e ospedali in testa), con l’istituzione di un fondo di rotazione di 100 milioni di euro all’anno, per l’efficienza energetica e la messa in sicurezza. Costruzione di 100 mila nuovi alloggi, tra edilizia pubblica e canone agevolato, a bassissimo consumo energetico.

2. Auto

Ecoincentivi per la rottamazione vincolati ad auto a basse emissioni e bassi consumi. Sostegno alla ricerca e all’innovazione dell’industria automobilistica per le auto ecologiche del futuro.

3. Trasporto pubblico

Favorire investimenti pubblici per il rinnovo del parco mezzi con acquisto di autobus a metano. Avviare un piano di 1.000 treni per i pendolari, con 300 milioni di euro all’anno per cinque anni. Prevedere incentivi fiscali attraverso i quali i datori di lavori possano fornire ai loro dipendenti i “ticket-transport”, dei buoni di trasporto, (su modello dei buoni pasto), esclusivamente per il tragitto casa-lavoro, su mezzi collettivi e mezzi pubblici.

4. Elettrodomestici

Ecoincentivi per l’acquisto di frigoriferi e congelatori a basso consumo e per prevedere l'ampliamento a lavatrici e lavastoviglie ad alta efficienza energetica delle tipologie di elettrodomestici che possono usufruire delle detrazioni; blocco delle vendite o sovrattassa per tutti gli apparecchi fuori da classe A e da classe A+ per i frigoriferi.

5. Fonti rinnovabili

Raddoppiare nei prossimi dieci anni l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili. Costruire un’industria nazionale del settore e promuovere nuove imprese che producano impianti, tecnologie, pannelli solari, nuovi materiali per l’edilizia, ecc.

6. Semplificazione e certezza delle regole

Rendere più semplici le procedure delle autorizzazioni per gli impianti che utilizzino fonti rinnovabili e garantiscano risparmio energetico. Le Regioni completino entro la fine dell’anno i loro piani energetici per il rispetto del “20-20-20”. I Comuni, sempre nell’arco di quest’anno, adeguino i propri regolamenti edilizi e urbanistici, affinché tutte le nuove costruzioni rispettino gli obblighi di legge per la produzione di calore e di energia elettrica.

7. Territorio, turismo, agricoltura di qualità

Favorire le imprese e le economie che si basano sul nostro straordinario patrimonio ambientale e storico-culturale e puntano sul turismo di qualità, sui prodotti agricoli legati al territorio, alla manifattura italiana. Difendere e promuovere il made in Italy nel mondo.

8. Ricerca

Ripristinare il credito d’imposta per la ricerca come base di un’economia che punta sull’innovazione, sulla conoscenza e sulla qualità legata all’ambiente. Proseguire il lavoro avviato con Industria 2015.

9. Rifiuti

Incentivare il riciclo dei rifiuti e l’industria ad esso collegata: un incremento del 15% in dieci anni rispetto ai livelli attuali rappresenterebbe il 18% dell’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di CO2. e significherebbe far scendere i consumi energetici di 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.

10. Infrastrutture

Ripristinare i fondi per le infrastrutture a livello nazionale e usare le opportunità dell’allentamento del patto di stabilità per i Comuni per aprire subito i cantieri per piccole e medie opere di riqualificazione del territorio e delle città, per la manutenzione di scuole, ferrovie e strade. Ripristinare i fondi per la difesa del suolo dimezzati dal governo (dai 510 milioni di euro del 2008 ai 269 milioni del 2009, per arrivare nel 2011 a 93 milioni).


Insomma, scegliendo per l’Italia la via della green economy, presentando un grande piano di riconversione ambientale si sostiene e si rilancia l’economia, si rispettano gli impegni presi a livello europeo. Entro tre mesi il governo faccia finalmente conoscere quali sono i piani di azione per il rispetto degli obiettivi “20-20-20”, come hanno fatto Francia, Gran Bretagna e Germania. Attraverso la via della green economy si coinvolgono, fra nuovi lavori e riqualificazione (o almeno “salvataggio”) di quelli esistenti, un milione di posti di lavoro nei prossimi cinque anni. Il Pd è pronto a raccogliere questa sfida e ad essere il principale partito italiano per un ecologismo moderno.

Intervento di Ermete Realacci: La crisi che ci troviamo ad affrontare presenta un'ambivalenza di fondo. Essa può essere vista come un pericolo o come un'opportunità. Tocca per questo a noi (ecologisti democratici, ndr) e al Pd essere all'altezza di questa sfida, per rispondere alle speranze del Paese.

Tra di noi non ci sono molti nostalgici, e tuttavia non bisogna sottovalutare le difficoltà interne. Per questo ci troviamo a raccogliere una duplice sfida, che è sia culturale che politica, per far attecchire i temi ambientali. Abbiamo prodotto un buon documento sull'energia (V.in allegato in alto a destra della pagina) però è importante dire in questa sede che spesso non siamo stati in grado di evocare i giusti sentimenti nei cittadini. Ad esempio rispetto al modello culturale del nucleare. Cosa sarebbe stato se avessimo abboccato a quella proposta, per altro molto debole. Il nucleare non solo è una scelta antieconomica ma, ad oggi ridicola. Noi siamo a favore della ricerca sul nucleare, ma in Italia abbiamo sul tema del nucleare, come su molti altri temi ambientali, la peggiore destra d'Europa. Basti pensare a come la destra affronta i temi ambientali, o alla norma approvata dal PdL che permette di aprire centrali nucleari e siti destinati allo stoccaggio dei rifiuti tossici anche senza il parere positivo delle comunità locali. C'è un evidente difficoltà nella politica italiana a far attecchire i temi ambientali.

Oltre a ciò è evidente un “fastidioso rimbalzo” nell'informazione italiana. Come ad esempio quando a Firenze Walter Veltroni ha detto che il Pd “deve” essere il più grande partito ambientalista italiano, e i giornali non hanno sprecato nemmeno una riga. Stessa cosa quando c'è stata la Direzione Nazionale a fine anno. Abbiamo parlato di una rivoluzione ecologica ma i giornali e gli organi di stampa non ne hanno parlato, come se una rivoluzione verde non fosse una novità rilevante.

Dobbiamo poi scontare l'esistenza di una cultura ambientalista sbagliata, che non è una cultura ambientalista del fare. Come a Napoli, dove l'emergenza rifiuti non ha prodotto una discussione politica seria. La lotta alle ecomafie non può prescindere da una risposta positiva, non come di Pietro e Alemanno che sono andati a manifestare ad Acerra contro l'inceneritore.

La cultura fondativa del Pd ha le carte in regola per affrontare seriamente questi problemi. Abbiamo davanti una grande sfida che l'Italia deve saper cogliere, perchè si tratta di una grande occasione. Nonostante i suoi punti di debolezza, il nostro Paese ha anche grandi elementi di forza, come il sistema di PMI che, se aiutato, può affrontare la crisi a testa alta. Per questo è necessario difendere questo tipo di economia, mettendo in campo elementi che non abbiano solo a che fare con una cultura liberista del mercato ma che facciano i conti con quella parte dell'economia che non è misurabile. Per questo sono necessari investimenti in innovazione e ricerca e l'attuazione di “buone pratiche”, come ad esempio controllare i brevetti, la sicurezza dei prodotti, impedire la concorrenza sleale e difendere la qualità. Per essere un partito forte dobbiamo insistere su questi aspetti, tutelare le fasce più deboli e puntare sull'innovazione. Ci vuole una politica forte che sappia leggere il Paese e metterlo nell'onda con il futuro. Per questo è nato il Pd.

Il discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha in poche parole indicato la strada. Serve guardare la crisi negli occhi, percepire la gravità ma senza averne paura e utilizzare questo periodo invece per cambiare, per migliorare la giustizia sociale e scoprire per il nostro Paese una missione comune. L'ambiente è un'opportunità per accrescere la competitività del Paese. Ci si pone davanti una sfida ambientale difficilissima. Ma il Pd ha il coraggio per affrontarla.

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* Foto "Progress" tratta dall'album Flickr di nebraskalcv

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