martedì 31 marzo 2009

Lavoratori a rischio

Una procedura che è già un classico. L’ordine è questo: annuncio pomposo, Consiglio dei Ministri, nuovo annuncio, questa volta per proclamare l’avvio delle “nuove regole”. Nella maggior parte dei casi “nuove regole” equivale a “niente regole”. È stato così per il piano casa, e la storia si è ripetuta stamattina con le “modifiche al testo unico in materia di sicurezza sul lavoro”.

Modifiche, quelle operate dal governo, di cui in realtà nessuno sentiva l’esigenza. Tranne Confindustria. E la maggioranza ha ceduto alle pressioni di quegli industriali che lamentavano sanzioni troppo pesanti a proprio carico. Cosa vuoi che importi se per soddisfare le richieste degli industriali si dovranno sacrificare le vite degli operai? È la dura legge del mercato!


Non sempre i proclami giovano. Lo sa il ministro del Welfare Sacconi, che ha dovuto concedere qualcosa, dopo la valanga di polemiche dei giorni scorsi. La protesta dell’opposizione è riuscita a strappare all’esecutivo il mantenimento dell’arresto del titolare in caso di gravi irregolarità e della figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale per le imprese sotto i 15 dipendenti che non possono averne uno interno.

Ciononostante la sostanza del testo rimane, e che testo! La parola d’ordine sarà meno controlli e soprattutto meno sanzioni, perché considerate da Sacconi “un eccesso formale”. E quindi via alla pratica preferita dalla maggioranza: confondere i cittadini con la potente arma della parola. Può così accadere che la “reiterazione” si trasformi in “plurima violazione”. A chi legge potrà sembrare una scelta lessicale come un’altra, ma, date le pesanti implicazioni giuridiche, per molti operai potrebbe essere la differenza fra la vita e la morte. Con la nuova disposizione, infatti, per chiudere un cantiere non basterà che al secondo controllo questo presenti irregolarità. Si decide quindi di non intervenire tempestivamente, esponendo a rischi inutili i lavoratori. I controlli delle autorità saranno sostituiti da accordi fra imprese e lavoratori, motivo per cui la sicurezza sarà solo data per scontata.

Le sanzioni pecuniarie, da sempre considerate il più efficace deterrente, saranno ridotte almeno di un terzo. Non solo un passo indietro rispetto al testo voluto dal precedente governo Prodi, ma addirittura un peggioramento rispetto al testo in vigore nel 1994. Inconcepibile risulta anche la cancellazione della “cartella rischio personale”. Si tratta del documento che racchiude la storia sanitaria di un lavoratore, per cui se un interinale passa da un cantiere ad un altro, consultando la cartella si può evitare di affidare all’operaio mansioni incompatibili con il suo stato di salute.

La nuova perla del CdM non piace al PD, soprattutto a Cesare Damiano, co-autore del precedente Testo Unico, che contesta al governo di aver “portato avanti un'azione di rimando dell'applicazione di normative importanti, penso in particolare alla normativa sulla presentazione da parte delle imprese del documento di rischio, rinviata al 2009". E non solo, continua Damiano: "Si sono poi cancellate alcune norme importanti, come l'obbligo della comunicazione alla Direzione provinciale del lavoro degli straordinari, oppure come hanno denunciato le Regioni, non sono state attivate le commissioni previste dal testo e quindi non si e' potuto dare corso ad ulteriori iniziative di controllo. Nel 2009 il ministero del Lavoro programma addirittura una diminuzione del 17% dei controlli. Noi avevamo previsto di portare le ispezioni a quota 250 mila una cifra significativamente molto alta".

Anche Guglielmo Epifani , segretario generale della Cgil, parla di “ errore grave, una scelta che non si capisce, che la Cgil non comprende e che anche il Paese fa fatica a comprendere. D i questa modifica non se ne sentiva davvero il bisogno. E le correzioni, purtroppo, non si limitano al solo capitolo sulle sanzioni ma si estendono in profondità anche su molti altri capitoli".

Iv.Gia
www.partitodemocratico.it

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lunedì 30 marzo 2009

Orrori della legge Orsi


Roma, 26 mar - ''Un blitz che ha il sapore di una vera e propria truffa all'Unione europea e al 90% degli italiani, che e' contro ogni ipotesi di allungamento della stagione venatoria''. E' il commento di 11 associazioni ambientaliste e animaliste (Amici della Terra - Animalisti Italiani - Enpa - Fare Verde - Lac Lav - Legambiente - Lipu -Vas - Vittime della Caccia - Wwf) sull'approvazione in Senato di una norma filocaccia nel disegno di Legge relativo agli obblighi comunitari del nostro Paese, ora all'esame della Camera.


''L'Italia - avvertono - e' sotto procedura di infrazione per non aver recepito alcuni passaggi fondamentali della direttiva Uccelli, tra i quali l'esplicito divieto di caccia durante i periodi di riproduzione e migrazione. Solo in questo senso il Senato sarebbe dovuto intervenire per adeguare la normativa.

Invece Palazzo Madama ha approvato un testo mal formulato e insufficiente ad evitare all'Italia l'imminente condanna europea''. Inoltre - denunciano le associazioni - fatto gravissimo e non certo casuale, con un emendamento ''avvelenato'', del tutto estraneo alla procedura d'infrazione (a firma dei senatori Carrara e Vetrella del PDL), e' stato cancellato dalla legge 157/92 l'arco temporale massimo tra il primo settembre e il 31 gennaio entro cui possono essere autorizzate le deroghe regionali alla stagione venatoria.

Si tratta, con tutta evidenza, di un attacco al cuore stesso della legge 157/92, con il chiaro intento di allungare i tempi di caccia. Un blitz messo in atto in sordina mentre la Commissione ambiente del Senato discute di riforma della legge sulla caccia, in netto contrasto con la sensibilita' degli italiani, di destra e di sinistra, che al 90% si oppongono drasticamente ad ogni ulteriore allungamento della stagione venatoria''.

res-mpd/cam/rob
www.asca.it

Ecco la lista degli orrori:

- Sparisce l’interesse della comunità nazionale e internazionale per la tutela della fauna.L’Italia ha un patrimonio indisponibile, che è quello degli animali selvatici, alla cui tutela non è più interessato!

- Scompare la definizione di specie superprotette. Animali come il Lupo, l’Orso, le aquile, i fenicotteri, i cigni, le cicogne e tanti altri, in Italia non godranno più delle particolari protezioni previste dalla normativa comunitaria e internazionale.

- Si apre la caccia lungo le rotte di migrazione. Un fatto che arrecherà grande disturbo e incentiverà il bracconaggio, in aree molto importanti per il delicatissimo viaggio e la sosta degli uccelli migratori.

- Totale liberalizzazione dei richiami vivi! Sapete cosa sono i richiami vivi? Gli uccelli tenuti “prigionieri” in piccolissime gabbie per attirarne altri. Già oggi questa pessima pratica è consentita, seppure con limitazioni. Ma il senatore Orsi vuole liberalizzarla totalmente Sarà possibile detenerne e utilizzarne un numero illimitato. Spariranno gli anelli di riconoscimento per i richiami vivi. Sarà sufficiente un certificato. Uno per tutti! Tutte le specie di uccelli, cacciabili o non cacciabili, potranno essere usate come richiami vivi. Anche le peppole, i fringuelli, i pettirossi.

- 700 mila imbalsamatori. I cacciatori diventeranno automaticamente tassidermisti, senza dover rispettare alcuna procedura. Animali uccisi e imbalsamati senza regole. Quanti bracconieri entreranno in azione per catturare illegalmente animali selvatici e imbalsamarli?

- Mortificata la ricerca scientifica. L’Autorità scientifica di riferimento per lo Stato (l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, oggi ISPRA) rischia di essere completamente sostituta da istituti regionali. Gli istituti regionali rilasceranno pareri su materie di rilevanza nazionale e comunitaria. Potenziale impossibilità di effettuare studi, ricerche e individuazione di standard uniformi sul territorio nazionale.

- Si apre la caccia nei parchi a specie non cacciabili. Un’incredibile formulazione del Testo Orsi rende possibile la caccia in deroga (cioè la caccia alle specie non cacciabili) addirittura nei Parchi e nelle altre aree protette! Saranno punite le regioni che proteggono oltre il 30% del territorio regionale! Norma offensiva! Chi protegge “troppa” natura sarà punito. Come se creare parchi dove la gente e gli animali possano vivere e muoversi sereni, fosse un reato!

- Licenza di caccia a 16 anni. Invece che educare i ragazzi al rispetto, ecco a voi i fucili!

- Liberalizzato lo sterminio di lupi, orsi, cervi, cani e gatti vaganti eccetera! Un articolo incredibile, che dà a i sindaci poteri di autorizzare interventi di abbattimenti e eradicazione degli animali, in barba alle più elementari norme europee. Basterà che un singolo animale “dia fastidio”. Un vero e proprio Far West naturalistico.

- Leggi regionali per cacciare specie non cacciabili. Non sono bastate quattro procedure di infrazione dell’Unione europea, non sono bastate due sentenze della Corte Costituzionale. Il senatore Orsi regalerà a Veneto e Lombardia, ovvero agli ultrà della caccia, la possibilità di continuare a cacciare specie non cacciabili, e di farlo con leggi regionali. E le multe europee le pagheremo noi!

- Caccia con neve e ghiaccio. Si potrà cacciare anche in presenza di neve e ghiaccio, cioè in momenti di grandi difficoltà per gli animali a reperire cibo, rifugio, calore.

-Ritorno all’utilizzo degli uccelli come zimbelli! Puro medioevo! Le civette legate per zampe e ali e utilizzate come esca!

- Ridotta la vigilanza venatoria. Le guardie ecologiche e zoofile non potranno più svolgere vigilanza! Nel Paese con il tasso di bracconaggio tra i più alti d’Europa, cosa fa il Senatore Orsi? Riduce la vigilanza!

- Cancellato l’Ente Nazionale Protezione Animali dal Comitato tecnico nazionale. Le associazioni ambientaliste presenti nel Comitato sulla 157 saranno ridotte da quattro a tre. L’ENPA, storica associazione animalista italiana, viene del tutto estromessa.

www.vegetarismo.org

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domenica 29 marzo 2009

ORA INSICURI SONO I DIRITTI FONDAMENTALI

Il disegno di legge sulla sicurezza pubblica, nel testo approvato al Senato, contiene tre disposizioni che nulla hanno a che vedere con la sicurezza dei cittadini, ma mirano a fare terra bruciata attorno all'immigrato irregolare. La più famosa è quella che sopprime il divieto di segnalazione all'autorità dell'irregolare che ricorra alle prestazioni delle strutture sanitarie. Mentre le altre due norme gli precludono il perfezionamento dei provvedimenti della pubblica amministrazione e la celebrazione del matrimonio in Italia.

Nella forma approvata dal Senato, il disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, tra le tante norme in materia di immigrazione, contiene tre disposizioni che mirano a fare terra bruciata attorno all'immigrato irregolare, nulla avendo a che vedere con la sicurezza dei cittadini. La più nota è quella che sopprime il divieto di segnalazione all'autorità dell'immigrato irregolare che ricorra alle prestazioni erogate dalle strutture sanitarie. Le altre due disposizioni precludono, per lo straniero che soggiorni illegalmente, il perfezionamento dei provvedimenti della pubblica amministrazione e la celebrazione del matrimonio in Italia.




LA SOPPRESSIONE DEL DIVIETO DI SEGNALAZIONE

Oggi, il divieto di segnalazione del clandestino che si rivolga alla struttura sanitaria (articolo 35, co. 5 Dlgs 286/1998) ammette una sola eccezione: il caso in cui anche per il cittadino italiano sia obbligatorio il referto da parte dell'operatore sanitario. L'obbligo di referto è disciplinato dall'articolo 365 del codice penale, che lo impone in tutti i casi in cui l'operatore abbia motivo di ritenere che sia stato commesso un delitto perseguibile d'ufficio; l'obbligo però non sussiste quando dal referto possa derivare un procedimento penale a carico dell'assistito. Queste disposizioni, attualmente in vigore,introducono una disparità di trattamento tra il criminale italiano o straniero legalmente soggiornante e il criminale clandestino: in relazione al primo, il referto può essere presentato, pur non essendo obbligatorio; in
relazione al secondo, invece, no: mancando l'obbligatorietà, il referto è senz'altro vietato.
Nell'ambito della categoria "autori di delitti perseguibili d'ufficio", la soppressione del divieto di segnalazione sarebbe certamente in grado di ristabilire parità di trattamento tra nazionali e stranieri regolari, da una parte, e stranieri clandestini, dall'altra. E nessuno avrebbe niente da ridire. Il problema è che finirebbero inguaiati anche i clandestini che autori di delitti non sono. In particolare, paradossalmente, finirebbero inguaiati anche i clandestini vittime di delitti. Il disegno di legge, nella forma approvata dal Senato, introduce infatti il reato di immigrazione illegale. Si tratta di un reato di natura contravvenzionale, non di un delitto, perseguibile d'ufficio e sanzionato con un'ammenda, sostituibile con l'espulsione. L'introduzione di tale reato espone l'immigrato irregolare a un altissimo rischio di denuncia. E questo non in base all'articolo 365 cp perché il soggiorno illegale non è un delitto, bensì al meno severo, ma più generale, articolo 362 cp. Quest'ultimo, infatti, obbliga ogni incaricato di pubblico servizio a denunciare qualsiasi reato perseguibile d'ufficio di cui venga a conoscenza nell'esercizio o a causa del servizio, inclusi quindi quelli di natura contravvenzionale.
Trasferito il problema dall'obbligo di referto in capo ai soli operatori sanitari a quello di denuncia in capo a qualunque incaricato di pubblico servizio, le dichiarazioni di non disponibilità alla denuncia dei medici, ancorché cariche di forza simbolica, rischiano di risultare assolutamente insufficienti, in caso di approvazione di queste disposizioni. La denuncia verrebbe inevitabilmente dalle amministrazioni delle Asl. Già oggi sono tenute, a fini di rendicontazione, a trasmettere al ministero dell'Interno i dati sulle prestazioni erogate a stranieri in condizioni di soggiorno illegale. (1) Benché debba essere effettuata in forma tale da rispettare l'anonimato degli utenti, una volta soppresso il divieto di segnalazione, la comunicazione smaschererà inevitabilmente l'amministrazione sanitaria che non abbia provveduto, in precedenza, a denunciare il clandestino. Ed è difficile immaginare che dirigenti e impiegati di una Asl accettino di mettere a repentaglio la propria carriera e il proprio portafoglio in nome dell'obiezione di coscienza.
Risultato: gli immigrati illegalmente soggiornanti, per il timore/certezza di essere denunciati, non ricorreranno per tempo alle cure né, soprattutto, accetteranno il rischio di un ricovero. Con quali esiti per la loro e la nostra salute non è difficile immaginare: si pensi solo al caso di una meningite non curata.
Soluzioni? La più efficace è ovviamente quella di emendare il disegno di legge sopprimendo la soppressione. Ove però risulti necessario salvare gli equilibri interni alla maggioranza di governo, una via d'uscita accettabile potrebbe essere la seguente: invece di cancellare il divieto di segnalazione, si estenda l'eccezione al divieto, oggi limitata al caso in cui il referto è obbligatorio, a tutti i casi in cui il referto è consentito. In questo modo, si ristabilirebbe la parità di trattamento tra criminali, senza danno per la salute di immigrati e italiani.
*Nell'ipotesi, malaugurata, in cui il disegno di legge dovesse invece essere varato così com'è, una pezza potrebbero metterla le Regioni: nell'ambito delle loro competenze, potrebbero diramare direttive con le quali si vieti la denuncia di cui all'articolo 362 cp sulla base del fatto che la semplice possibilità che sia effettuata costringerebbe il clandestino a sottrarsi alle cure, provocando un danno grave per la propria salute e per quella di tutti. Si tratterebbe, in altri termini, di garantire a dirigenti e dipendenti delle Asl che lo stato di necessità li solleva (articolo 54 cp) da qualunque obbligo di denuncia, stante il carattere particolarissimo del servizio da loro erogato.

IL DIVIETO DI ACCESSO AGLI ATTI DI STATO CIVILE

Le altre disposizioni dibattute in questi giorni introducono l'onere di dimostrazione della regolarità del soggiorno per lo straniero che voglia ottenere un provvedimento dalla pubblica amministrazione o la celebrazione del matrimonio in Italia.
La prima disposizione è formulata come modifica di quella vigente, che esonera dalla dimostrazione in caso di perfezionamento di atti di stato civile, quali la registrazione della nascita e della morte, il riconoscimento del figlio naturale, il matrimonio. (2)
Benché il testo della modifica contenuta nel disegno di legge risulti piuttosto vago, il confronto con la disposizione attualmente in vigore impone l'interpretazione più restrittiva: all'immigrato irregolare non sarà possibile il compimento di tali atti. Le conseguenze sarebbero gravissime, come è stato denunciato dall'Associazione studi giuridici sull'immigrazione in un appello ai parlamentari (www.asgi.it). In particolare, gli immigrati irregolari potrebbero trovarsi nell'impossibilità di registrare la nascita del figlio, che rischierebbe di essere dichiarato in stato di abbandono e, quindi, adottabile. L'ostacolo dell'irregolarità potrebbe essere aggirato con la richiesta di un permesso di soggiorno temporaneo per motivi di cura da parte della madre e del marito, ma solo a condizione che possiedano un passaporto valido e, comunque, con rischio di successiva espulsione. Sarebbe invece inevitabilmente precluso il riconoscimento del figlio al genitore naturale clandestino, per il quale non è prevista alcuna possibilità di rilascio di un permesso temporaneo: si pensi alle conseguenze, per padre e bambino, in caso di morte di parto della madre.
Il governo si è affrettato ad affermare che non vi è alcuna intenzione di produrre effetti di questo genere. Se l'affermazione è veritiera, c'è una sola cosa da fare: modificare il disegno di legge in modo da preservare l'esonero relativo al compimento di atti di stato civile.
Nessuna possibilità di interpretazioni capziose offre però la disposizione che modifica l'articolo 116 del codice civile imponendo la dimostrazione di regolarità del soggiorno ai fini della celebrazione del matrimonio in Italia da parte dello straniero.
Impedire la celebrazione del matrimonio allo straniero che soggiorna illegalmente, oltre a essere una misura degna delle leggi razziali, può avere un impatto fortissimo sui diritti fondamentali del cittadino italiano e del cittadino dell'Unione europea. Il primo, soprattutto, ove decida di contrarre matrimonio con uno straniero illegalmente soggiornante, vedrebbe preclusa la possibilità di farlo nella propria patria. Con buona pace della Costituzione (articolo 29) e della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (articolo 12). Va osservato poi come il coniuge straniero di un cittadino italiano o di un cittadino dell'Unione europea abbia un diritto di soggiorno in Italia (nel secondo caso, a condizione che dello stesso diritto sia titolare il cittadino dell'Unione), molto più forte del normale permesso di soggiorno.
La Corte di giustizia dell'Unione europea ha già chiarito con la sentenza C-127-08 che ai fini del diritto di ingresso e di soggiorno del familiare si prescinde dalle modalità, legali o illegali, di ingresso, nonché dalla data e dal luogo in cui si è costituito il legame familiare: il legame può quindi essersi costituito sul posto, mentre lo straniero soggiornava illegalmente. Lo stesso vale, nel nostro ordinamento, per il coniuge straniero di cittadino italiano, secondo l'articolo 19, co. 2 Dlgs 286/1998 e l'articolo 23 Dlgs. 30/2007. Richiedere la regolarità formale del soggiorno per il compimento di un atto che conferisce, a prescindere da qualunque adempimento formale, il diritto di soggiorno, è dunque privo di logica. Se questa restrizione non verrà cancellata dal Parlamento, sarà presto giustiziata dalla Corte costituzionale.


(1)Articolo 43 Dpr 394/1999.
(2)Articolo 6, co. 2 Dlgs 286/1998.

24.03.2009
Sergio Briguglio
www.lavoce.info

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venerdì 27 marzo 2009

LE SFIDE DELL’EUROPA ALLARGATA

A giugno si terranno le elezioni europee: 375 milioni di elettori in rappresentanza dei 27 Paesi che fanno parte dell’Unione Europea dovranno scegliere i loro nuovi rappresentanti al parlamento, che resteranno in carica per i prossimi cinque anni. Votando, i cittadini potranno contribuire a decidere il futuro dell’Europa e a compiere scelte che avranno implicazioni nella vita pratica di ognuno.
In questa fase l’Unione Europea ha davanti a se obiettivi impegnativi, nuove sfide globali (lavoro, immigrazione, energia, sicurezza, terrorismo internazionale, criminalità organizzata) , che le impongono di accrescere la sua capacità d’azione.
La prima grande sfida che l’Europa deve affrontare, da subito, è quella del lavoro: l’Unione dovrà impegnarsi, in questa difficile fase di recessione, nella difesa di rapporti contrattuali stabili, adottando politiche che impediscano lo sfruttamento dei lavoratori e una base di diritti valida per tutti ; dovrà difendere il concetto di “lavoro dignitoso” e la promozione delle pari opportunità per tutti. Dovrà impegnarsi per favorire la creazione di una forza lavoro qualificata e adattabile, combinando politiche attive in materia di mercato del lavoro e nuovi investimenti nella formazione.
Anche l’economia sociale va rafforzata: cooperative, associazioni, imprese sociali e fondazioni contribuiscono a un modello economico sostenibile. Servono misure adeguate per farle prosperare, come l’accesso agevolato al credito , sgravi fiscali e lo sviluppo del microcredito. Occorre inoltre promuovere il dialogo fra le istituzioni pubbliche e i rappresentanti del settore.


Ulteriori priorità della fase che sta dinnanzi a noi sono gli impegni del Parlamento per la politica estera: questi impegni vanno rafforzati dando il via ad una agenda che preveda una sempre maggiore cooperazione Ue- Usa sulle difficili questioni aperte (Medio Oriente, Iraq e Afghanistan).
L’Obiettivo è una nuova “governance mondiale “più inclusiva e più efficace, la creazione di nuove istituzioni euro atlantiche, la promozione di una pace duratura in Medio Oriente.
Per far fronte a questa ed altre nuove problematiche, che riguarderanno tutti i Paesi, serve uno sforzo collettivo. L’Europa deve innovarsi, disporre di strumenti efficaci, adatti alle rapide trasformazioni del mondo attuale. In primo luogo quindi va ratificato il Trattato di Lisbona, siglato per dare un assetto istituzionale più consono all’Unione. La sua ratifica consentirà una vera modernizzazione delle istituzioni europee e dei loro metodi di lavoro, per esempio con l’istituzione di una presidente permanente del Consiglio Europeo e non di una reggenza ogni sei mesi , com’è attualmente, e con lo stesso rafforzamento del ruolo del Parlamento Europeo. Sono cambiamenti che daranno ancor più legittimità democratica all’Unione, consolidando al tempo stesso i valori fondamentali che ne sono alla base.

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mercoledì 25 marzo 2009

LE DONNE E LA RESISTENZA

Le donne sanno essere tante cose.
Guerriere (che ammiro sconfinatamente) quelle ragazze che, con un coraggio cui nessuno le aveva educate, presero le armi e la via dei monti per una vita da “bandite”, vita che in troppi casi poi segnò la loro vicenda personale in nome di una morale arcaica e misogina, ingiusta e antifemminista, che ha serpeggiato sempre nella storia.
Meritarono medaglie e morirono in tante per la causa, ma con grande rammarico non trovo nessun monumento dedicato a loro.
E ancora più numerose furono le donne, di ogni estrazione sociale, che formarono il tessuto della resistenza civile; si occupavano di passare ordini, di fornire mezzi di sussistenza e cure ai partigiani, agli ebrei nascosti nelle loro case ai feriti ed ai perseguitati.
Questo è un popolo di donne senza nome per la “storia”, ma era su quelle braccia e su quel coraggio che pesava la sopravvivenza quotidiana di chi combatteva.


Questo succedeva anche nel mio paese, sulla prima delle colline coperte da boschi e vigneti, dove i partigiani avevano un campo base; quattro di loro vivevano presso altrettante famiglie (avevano carte d’identità false, ben confezionate dalla figlia della sarta): il pericolo era continuo, in ogni parola ed in ogni gesto, perché si viveva a gomito con lo spione in camicia nera.
Il rastrellamento del 12 dicembre cercava di stanare proprio quei ragazzi.
I nazisti arrivano in paese con l’autoblindo e si dividono per corti e cascine. Controllano tutto, ispezionando angoli e fienili.
Entrano anche nella cascina che nasconde uno dei partigiani, ma la maestra del paese vicino aveva già dato l’allarme e le donne l’avevano fatto scappare nei boschi. Però, nella botte in fondo alla cantina era ancora nascosta la radio che il parroco, un omone formidabile, aveva affidato ad una delle ragazze di casa: lei aveva il compito di ascoltare radio Londra ed essere pronta a ricevere il segnale “angelo della notte”.
In quel caso, in tutta fretta, partiva con la bicicletta verso un certo bosco e portava nascosto in una scarpa il messaggio che in quella notte, a quell’ora e nel luogo convenuto, si sarebbe effettuato un lancio aereo di armi e di aiuti di prima necessità.
Quella radio nella botte poteva costare molto cara a tutta la famiglia.
La mamma era spaventata ma la paura la rese audace: “fame? mangiare?” Si offre così di mettere a tavola quella decina di soldati e, aiutata dalle figlie, corre a prendere le uova conservate nell’avena e con una grande frittata e il pane della settimana (cotto nell’unico forno vicino al municipio) distrae la truppa che mangia, ringrazia e se ne va.
E’ passata. Come quell’altra volta, quando nell’orto erano sotterrate le armi dell’ultimo lancio.
Ricordi e racconti in un intreccio stretto stretto di sofferenza, pericolo, coraggio; atti di eroismo quotidiano, piccoli e grandi segreti ben custoditi, fame e condivisione delle cose primarie della vita, cose di donne!

Cristiana Bonacina

Vice Presidente ANPI
Sezione Ovest Ticino

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martedì 24 marzo 2009

UNA RICANDIDATURA NEL SEGNO DELLA RESPONSABILITA’ E DEL SERVIZIO


Non può essere un gesto “scontato”: anche una ricandidatura merita le dovute valutazioni politiche e personali. Così è stato anche per il Movimento Per Oleggio, i partiti che lo sostengono e per me stessa. Una fase di approfondita discussione che si è conclusa con la approvazione plenaria in nome di una strategia ritenuta opportuna e vincente: la continuità nell’impegno sulla base di valori e progetti condivisi.
Sul criterio della “continuità” apro quindi questo intervento ringraziando il Partito Democratico dello spazio che mi ha riservato.
Continuità da 15 anni in amministrazione comunale condivisi con tanti compagni di viaggio e con la forza di una importante e preziosa, quanto rara, convergenza di tutte le forze di centro-sinistra.
Continuità sul piano personale rispetto a un percorso che viene da lontano, che non devia da idee e valori che, oggi più che mai, meritano di essere ribaditi e. soprattutto, testimoniati nella vita privata, professionale, sociale e politica. Chi crede nella democrazia non può concedersi il lusso di allentare il proprio impegno.


Penso che l’Amministrazione Comunale di Oleggio abbia dato prova di saper proporre e condividere scelte importanti senza rinunciare ad un’attività efficiente ed efficace.
Oggi gli Enti Locali sono chiamati a dare una risposta ai tanti bisogni derivanti dalla grave crisi economica che ha investito pesantemente anche le nostre realtà. Oggi è indispensabile fare sistema fra tutti i livelli di governo (non per niente la Costituzione li cita tutti alla pari dal Governo nazionale, Regioni, Province e Comuni) a maggior ragione in una situazione di emergenza come quella che contraddistingue il periodo che stiamo attraversando. Tutte le Istituzioni, insieme con le forze sociali devono convergere sulle opportune e comuni strategie.
Non saremo certo noi rappresentanti dei Comuni, i più esposti alle pressioni e alle sofferenze dei nostri concittadini, a sottrarci alle responsabilità che il ruolo ci attribuisce. Ci sono anche proposte concrete avanzate in tutte le sedi e anche durante Governincontra, lunedì 9 marzo a Novara, per voce del Presidente della Provincia Vedovato e del Sindaco di Novara Giordano oltre che delle rappresentanze del mondo del lavoro: allentare per qualche anno i vincoli del patto di stabilità interno. Strumento necessario per poter emancipare il sistema Italia dal forte indebitamento, oggi rappresenta un gravissimo freno alla ripresa economica. Si calcola, infatti che oltre 1.500.000.000 di euro potrebbero dare immediatamente il via a tante opere pubbliche. Oggi, viceversa, i Comuni hanno forti problemi a pagare alle imprese gli stati di avanzamento delle opere in fase di realizzazione. Fatto gravissimo che mette fortemente a disagio gli amministratori che a fronte di risorse disponibili, si trovano a essere “portatori di crisi” anziché promotori di ripresa economica.
Come Sindaco e come candidata alle elezioni amministrative 2009/2014 sento tutta la responsabilità nel cercare di dare voce ai bisogni dei cittadini e assicuro il massimo impegno con il Movimento Per Oleggio che esprimerà la lista di candidati, nel mantenere inalterata la pressione fiscale di competenza comunale, nel dare sostegno alle famiglie e alle persone in difficoltà con particolare attenzione ai servizi loro riservati.
Non mancherà la mia voce, in tutte le sedi opportune, a sostegno di chi (il 13% dei Piemontesi vive con un reddito inferiore alla metà del reddito italiano medio) esprime preoccupazione nel far quadrare i bilanci famigliari.
Sollecitata dall’invito del Presidente Napolitano affinché la crisi possa essere un’opportunità per favorire il superamento dei forti disequilibri sociali, per attivare processi di consapevolezza, per ridefinire le priorità e le modalità del cambiamento, rinnovo la disponibilità nel mettermi al servizio della Città con il desiderio di poter rafforzare i processi di crescita messi in atto in questo mandato. Il programma che il Movimento Per Oleggio sta approntando, con il significativo contributo del Partito Democratico, accoglie la necessità di questa riflessione e individua proposte all’altezza della sfida dei nostri tempi. Pur derivante da una approfondita conoscenza della Città e dai bisogni che esprime, il programma merita un costante confronto con i cittadini. Nel ringraziare, quindi, tutti coloro che si stanno già impegnando, rivolgo un invito diffuso a contribuire al lavoro.

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lunedì 23 marzo 2009

MA SIAMO SICURI CHE I PARTITI DEL GOVERNO IN CARICA ABBIANO A CUORE LA SICUREZZA?


Ore 10,26 minuti. L'orologio della piazza alla stazione di Bologna si fermò in quella tragica mattina dopo un'esplosione che uccise 85 persone e ne ferì 200. Era il 2 agosto del 1980. L'esplosione dell'ordigno collocato nella sala d'aspetto fu devastante, una vera e propria carneficina.
23 novembre 1995: grazie alla spinta civile dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage si giunse ad una sentenza definitiva di Cassazione vennero condannati all'ergastolo, quali esecutori dell'attentato, i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, mentre l'ex capo della P2 Licio Gelli, l'ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Giuseppe Belmonte e Pietro Musumeci vennero condannati per il depistaggio delle indagini.
Erano gli anni del terrorismo, anni che minarono le fondamenta della nostra democrazia faticosamente conquistata dopo tante sofferenze.


Solo grazie ai partiti di centro sinistra il terrorismo fu sconfitto.
Oggi ai banchi del Governo siedono partiti che allora non esistevano (vedi Lega e FI) che pretendono di parlare di sicurezza, facendo però leggi ad personam e cercando anche di modificare la Costituzione scritta da persone delle forze politiche antifasciste, DC-PSI-PCI-PLI ed altri ancora. L’ultima campagna elettorale si è basata molto sulla paura e sull’insicurezza, come il fascismo nel suo ventennio di potere, inviando squadristi in nome della legalità, ed oggi si parla di nuovo di creare le ronde costituite da semplici cittadini, generalmente di parte. Ogni cittadino è tenuto a denunciare atti violenti e portare aiuto verso chi ne è colpito segnalando anche con una semplice telefonata gli organi preposti (Art. 364 - Omessa denuncia di reato da parte del cittadino. Il cittadino, che avendo avuto notizia di un delitto contro la personalità dello Stato, per il quale la legge stabilisce l`ergastolo, non ne fa immediatamente denuncia all`autorità` indicata nell`articolo 361, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa da euro 103 a euro 1.032.)
Erano dei bravi ragazzi quelli andati in piazza Navona a Roma per manganellare pacifici studenti che manifestavano contro la riforma Gelmini? Io li chiamo SQUADRISTI con tanto di camicia nera, camion carico di spranghe, bastoni e manganelli; qualcuno del Governo, come il ministro dell’interno Maroni e lo stesso sindaco di Roma, le hanno definite ‘solo bravate’. PAZZESCO.
Se il governo vuole veramente la sicurezza, non si spiega perché siano stati tagliati, nell’ultima finanziaria, oltre 1.000.000.000€ causando forti malcontenti nelle forze dell’ordine. Certo, l’ecologia ne può trarre vantaggio: i nostri poliziotti vengono mandati a piedi nelle città, si risparmia carburante e non si producono emissioni di CO2. E che dire della militarizzazione delle città voluta dal ministro della difesa La Russa? I soldati sono dei professionisti per missioni di tutt’altra natura e non di polizia. La conseguenza di tali tagli si ripercuote sulle assunzioni di nuovo personale, rendendo sempre più cronica l'attuale carenza del 25 - 30% rispetto la riorganizzazione degli uffici periferici del 1989 (che di pari passo ripercorre quella del 1965). Infatti, l'eliminazione della leva obbligatoria e la conseguente promulgazione della L.226/2004 ove, oltre ad eliminare i concorsi pubblici e la previsione di effettuare un percorso all'interno delle Forze Armate per 3_4 anni, non riesce a garantire forze sufficienti per livellare le fuoriuscite per i pensionamenti. Inoltre scarso ricambio dei mezzi, tanto che la media di km. per ogni vettura è di 150 - 250 mila kilometri e svariati anni sulle strade, nonché scarsità di risorse economiche per ricambi e riparazioni tanto che in agosto-settembre finiscono sempre i fondi, in molti casi vi è stata anche la non remota possibilità di restare senza benzina. Scarsità di ricambio del vestiario, tanto che qualcuno si è anche rivolto ad un sarto esterno per farsi confezionare capi della divisa a proprie spese. Novità di questi giorni la riduzione dei fondi per le pulizie delle caserme e degli uffici di polizia con comprensibile disagio per i lavoratori che devono comunque operare in uffici sempre meno puliti.
E’ strano che tra i partiti di destra, che si affacciano alla campagna elettorale, sia ad Oleggio che in Provincia, premano sulla sicurezza mentre chi li appoggia esegue i tagli.
Anche per il Comando di Polizia locale vale il discorso di non poter assumere altri agenti perché non sono ammesse assunzioni per via della finanziaria. Nel nostro consorzio operano 13 addetti uno ogni 1000 abitanti e con 14 carabinieri che lavorano anche nel territorio di Bellinzago, si arriva ad un totale di 24.000 abitanti,uno ogni 1714.
Un dato fondamentale che Oleggio, Marano T. e Mezzomerico non abbiano avuto incrementi di delinquenza come vediamo in televisione, ma al contrario si sia avuto nella nostra Provincia un aumento degli incidenti sul lavoro che in tutta Italia si attestano a più di 900.000, di cui 1300 mortali, un dato che, purtroppo, tra i cittadino sembra non suscitare nessuna paura.
Fa forse meno paura che in Italia spariscano 8000 donne e uomini l'anno? Un esercito di fantasmi, come se ad Oleggio svanisse più di metà della popolazione (dati tratti da un articolo di Carlo Bonini sul Corriere della Sera).
Alcuni dati resi noti dal Comandante del consorzio di Polizia Urbana testimoniano quanto accaduto nel corso del 2008 sul nostro territorio. Nello scorso anno sono stati rilevati 51 incidenti stradali, 27 con feriti, 24 con soli danni materiale e uno purtroppo con esito mortale (il 28 enne Antonio Di Fonza, deceduto lo scorso settembre). Ad Oleggio le denunce di infortuni sul lavoro sono ammontate a 141. E sono numerosi gli interventi di natura diversa, 310 casi, svolti d’ufficio o richiesti dai cittadini o altre forze di polizia, che vantano un’ampia gamma di tipologie: avvistamento di persone sospette, truffe, percosse, maltrattamento o abbandono di animali, ingorghi causati da funerali, atti osceni, incolumità pubblica sullo stabile, furto, soccorso di persone, invasione di proprietà, incendio, sopralluoghi, insomma tutta una serie d’interventi dove il cittadino vede come primo riferimento, in caso di necessità, la polizia municipale. Un altro dato che caratterizza fortemente l’attività della polizia giudiziaria ed amministrativa in genere sono le 43 persone denunciate in stato di libertà per violazione al Codice Penale e alle Leggi Speciali. Sedici i soggetti denunciati per violazioni a norme edilizie e diciassette gli stranieri accompagnati per identificazione e rimpatrio, soprattutto prostitute che non hanno ottemperato al foglio di via obbligatorio. L’attività di servizio registra dunque un totale di ben 5.525 atti complessivamente protocollati nel 2008, a dimostrazione dell’intensa attività del Consorzio che opera nel territorio compreso tra Oleggio, Marano Ticino e Mezzomerico, un corpo di polizia che si tiene sempre aggiornato, con seminari, corsi di formazione ed aggiornamento, e che tende ad essere sempre più tra la gente, per la gente, come dimostrano i corsi realizzai nelle scuole per educare i ragazzi e diffondere indirettamente nelle loro famiglie senso civico ed educazione alla cittadinanza e alla sicurezza.
Ma come possono operare e agire le forze di polizia in ambito locale? Quanto e sin dove hanno potere d’azione? Polizia e Carabinieri agiscono nel rispetto della L.121/81, che ribadisce la centralità dell'Autorità di Pubblica Sicurezza nelle istituzioni civili (Ministero dell'Interno, Prefetto, Questore), la Polizia Locale (Sindaco) e agiscono nel rispetto delle leggi e dei codici di concerto con l'Autorità Giudiziaria. Per quanto riguarda i feriti e i decessi bisogna chiedere a livello centrale presso il Ministero, il più grande tributo di sangue pagato tutti gli anni è versato dalla Polizia Stradale a causa del tipo di servizio prestato. Inoltre il più grande problema è derivato dalla strage nascosta, i suicidi. Nella sola Polizia dal 1995 ad oggi sono circa 150!
Alla luce di questi dati il SIULP chiede da tempo una riforma strutturale delle Forze di Polizia, attraverso un processo d'integrazione fra le 5 forze di polizia nazionali presenti sul territorio (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, Corpo Forestale dello Stato) creando una sola forza di polizia civile e sindacalizzata sottoposta funzionalmente e gerarchicamente al Ministro dell'Interno così come accade ormai in tutta l'Europa. Questo permetterebbe di evitare inutili e costose duplicazioni sul territorio senza alcun coordinamento, così come accade oggi.

I dati fornitici dai carabinieri di Oleggio fanno emergere, a conferma della nostra teoria, un allarme sociale, anche se nel nostro paese i reati sono diminuiti. Ad esempio, nel 2007 i furti in abitazione sono stati 60, nel 2008 invece 55 e per le attività commerciali si è passati dai 33 del 2007 ai 21 dello scorso anno; gli scippi addirittura sono calati da 41 a 18, truffe e clonazione di bancomat da 40 a 13, mentre sono praticamente assenti casi di molestie, ricettazione ed estorsione. Unico trend negativo i furti di veicoli, da 5 a 10, e ‘nei’ veicoli, frutto talvolta di troppa fiducia da parte dell’automobilista che lascia incustoditi oggetti di valore.
Ritornando alla piega dei morti sul lavoro, dobbiamo contattare che in tutta Italia le vittime son semplici cittadini, gente comune, anche uomini che lavorano nel ‘famigerato’ settore pubblico (i ‘fannulloni’, come li chiama Brunetta), che al contrario di quanto si pensi, compiono ogni giorno il loro dovere rischiando, sempre più spesso, anche la propria vita. E che dire dei maltrattamenti in ambito famigliare, casi disperati, border line, così frequenti, ma così celati, che continuano a sfociano delitti, omicidi e ferite che mai si rimargineranno?
Ma che Governo abbiamo che non pensa a questi problemi? I cittadini del Novarese sono stati presi in giro come tutti gli Italiani. In conclusione, non esiste nessuna emergenza sicurezza a livello generale, infatti, tutti dal Presidente del consiglio al Ministro dell'Interno parlano di "percezione di insicurezza".... E' una necessità politica e mediatica, in quanto con tale tema l'attuale maggioranza ha vinto l'ultima tornata elettorale e mediaticamente permette di dirottare l'attenzione degli italiani nella direzione opposta ai problemi reali.....
Il PD ha sempre proposto soluzioni più razionali e noi del Circolo vogliamo dare un contributo sul piano della sicurezza intesa come miglioramento della qualità di vita.
Coinvolgere i ragazzi in attività extrascolastiche per far sì che tra loro si integrino, comunichino e si conoscano, come l’occasione avuta il 31 maggio 2008 con le pre-olimpiadi scolastiche svoltasi grazie all’amministrazione oleggese. Promuovere, con il contributo dei docenti, una convivenza civile basata sui valori della solidarietà, della partecipazione responsabile e della cooperazione; con la volontà di creare, attraverso il protagonismo dei giovani, migliori condizioni per un apprendimento efficace in un ampio e organico piano d’interventi, volto a promuovere nei giovani la cultura della legalità nel rispetto delle regole, poiché solo attraverso la conoscenza si possono evitate i mali peggiori che s’insidiano tra loro. “Non esiste peggiore paura che la paura stessa “
Giuseppe Squillace

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domenica 22 marzo 2009

Situazione italiana: migliore rispetto alle difficoltà?

C'è qualcuno oggi che sostiene che la situazione dell'Italia "è migliore rispetto alle difficoltà" che gli altri paesi europei stanno manifestando rispetto alla grave crisi. Questo "qualcuno",purtroppo, è il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha rilasciato questa dichiarazione al vertice di Berlino dei Paesi Europei del G20.
E' una affermazione sorprendente se pensiamo che l'Italia sta attraversando la peggiore crisi economica del dopoguerra!
Se poi, analizzando le ultime stime e previsioni economiche della Commissione Europea si verifica che i dati reali dicono il contrario,... sorge spontanea una domanda: ma di quale Italia sta parlando il Presidente del Consiglio?
Non certo della nostra Italia che di fronte alla crisi globale ha una riduzione del Prodotto Interno Lordo che si colloca tra le peggiori della Zona Euro( dietro di noi solo l'Irlanda per il 2008 e per il 2009 siamo sempre tra gli ultimi in compagnia di Spagna, Olanda e Germania).
Non parla certo il Presidente del Consiglio della nostra Italia in cui a dicembre del 2008 ha visto la produzione industriale crollare del 14,3% rispetto all'anno precedente con pesanti riflessi sull'andamento dell'occupazione sia per il 2008 e ancora più pesanti per il 2009 (nella Provincia di Novara nel 2008 ci sono state 5447 assunzioni in meno rispetto al 2007 pari a -9,1% e con un aumento di cassa integrazione ordinaria di 404.505 ore pari al 34,6% rispetto al 2007) che ci collocano ancora tra gli ultimi stati europei.
A questo si aggiunga che sempre secondo le analisi europee l'entità netta degli interventi anti-crisi in Italia sono definiti pari a zero, mentre l'insieme dei paesi UE ha stanziato risorse pubbliche pari allo 0,8 punti di PIL in tagli fiscali e aumenti di spesa e 2 punti di PIL in misure per favorire l'accesso al credito (garanzie governative, linee di credito aggiuntive,ecc.).


Il presidente del Consiglio rappresenta con una scellerata facciata di ottimismo la distanza, anzi la rottura, tra chi governa e la realtà quotidiana che vive il nostro paese e i suoi cittadini.
Come è possibile far passare azioni come la social card (40 euro!!!) o i Tremonti Bond ( come dice Bersani "un finanziamento oneroso per le banche e quindi pensare che poi queste diano credito a buon mercato alle imprese è pura fantasia") come unica risposta per affrontare la chiusura di fabbriche che non si vedono concessi più crediti e anticipi dalle banche, che mettono in mobilità migliaia di lavoratori che pur avendo diritto agli ammortizzatori sociali attendono mesi prima che gli vengano erogati?
Le crisi in atto vengono affrontate con un sistema di welfare pieno di buchi (basti pensare che secondo l'ultimo rapporto del Ministero del Welfare ci dice che degli interventi di sostegno al reddito ne beneficiano soltanto il 40% dei disoccupati), un sistema in cui i precari non sono riconosciuti, mentre con la legge Biagi in questi anni sono aumentati a dismisura i contratti a tempo determinato e i vari co.co.co. e che ora si trovano scaricati dal mercato del lavoro e non tutelati.
Il malessere coinvolge tutti, lavoratori, precari ma anche piccoli imprenditori.
Servono misure immediate per impedire che le situazioni degenerino, che venga abbandonata una politica economica al "tirare a campare" in attesa che prima o poi la crisi globale finisca, dando priorità a lavoro e imprese che mai come oggi sono una stessa cosa, per il futuro della nostra economia e delle future generazioni.


Valeria Galli

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sabato 21 marzo 2009

Incontro pubblico con Sergio Vedovato


In vista delle elezioni amministrative, che si terranno il 6 e 7 giugno prossimi, il nostro Circolo organizza un incontro pubblico con Sergio Vedovato, presidente provinciale uscente e candidato alla presidenza della Provincia di Novara.

L’incontro, nel quale sarà presentato l’operato dell’Amministrazione Provinciale negli ultimi cinque anni, si terrà ad Oleggio martedi 24 marzo alle ore 21 presso la sala Enaip in viale Paganini n° 21 e vedrà la partecipazione anche di Paola Turchelli coordinatrice provinciale del PD, Giacomo Miglio Assessore provinciale al bilancio e Elena Ferrara Sindaco di Oleggio.

Il Coordinatore del Circolo
Giustina Simone

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domenica 15 marzo 2009

La mozione del PD sull'assegno di disoccupazione

Pubblichiamo il testo integrale della mozione sull'assegno mensile di disoccupazione presentata dal PD durante la conferenza stampa di Dario Franceschini il 3 marzo 2009.

La Camera/ Il Senato,

premesso che

la crisi economica internazionale, come ampiamente previsto, da mesi sta facendo sentire i suoi effetti anche nel nostro paese. Gli ultimi dati, recentemente resi noti dal Servizio studi della Confindustria, configurano il 2009 e il 2010 come due anni di recessione con conseguente tracollo dei posti di lavoro: secondo gli stessi dati nell’anno in corso saranno 600 mila i lavoratori che perderanno il posto di lavoro e la disoccupazione salirà al 8,4%. Solo nel mese di dicembre 2008, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria da parte delle aziende, ha conosciuto un incremento pari al 526% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Dati questi che prefigurano un anno particolarmente nero per l’occupazione italiana;

in questo quadro, già di per sé abbastanza fosco, si inserisce il problema dei lavori con contratto a termine, i lavoratori cosiddetti precari, che nel nostro paese riguarda un lavoratore su 8. Un fenomeno molto vasto ed in costante crescita: il lavoratore atipico è molto più frequente nel Sud del paese, ma avanza anche nelle regioni del Nord: secondo i dati elaborati dalla Cgia di Mestre i lavoratori precari in Italia ammontano a 2 milioni 812 mila, circa il 12 per cento degli occupati. Negli ultimi cinque anni, il lavoro precario nel Nord è aumentato del 17 per cento, - contro un modesto 3,1 per cento di contratti a tempo indeterminato - con punte, però del 24,6 per cento solo nel Nord-est;



si tratta di migliaia di lavoratori privi di tutele, che saranno i primi a pagare gli effetti della crisi economica. Si stima che sono circa 305 mila i contratti scaduti solo al 31 dicembre 2008 ai quali il decreto del governo, il cosiddetto “sostegno all’economia”, ha previsto un sussidio poco più che simbolico e comunque non ancora operativo, pari al 10 per cento sull’ultima retribuzione. Inoltre, la platea dei precari che beneficerà delle norme contenute nel decreto, non sarà superiore al dieci per cento del totale dei lavoratori precari. Mentre, in un recente studio pubblicato dall’Università la Sapienza di Roma, si calcola che siano oltre 800 mila gli atipici a “rischio precarietà”, vale a dire con un solo contratto e un solo committente;

a fronte di questa situazione le misure predisposte dal Governo si sono rilevate totalmente inefficaci a contrastare la profonda crisi in atto. Gli stanziamenti previsti e la platea alla quale si riferiscono i benefici, in particolare del decreto 185/2008, appaiono sottostimati e totalmente inadeguati a far fronte alla grave crisi economica ed occupazionale che sta già investendo il nostro paese e che perdurerà almeno per i prossimi due anni. Per di più, con il decreto-legge 112/2008, convertito con la legge 133/2008, è stato abolito il processo di stabilizzazione del personale precario avviato con le due leggi finanziarie del Governo Prodi, e ciò determinerà la perdita di lavoro di oltre 60 mila lavoratori precari della pubblica amministrazione e della scuola;

a distanza di pochi mesi, si evidenzia tutta la fondatezza delle critiche mosse dal PD alle misure del Governo che hanno distolto ingenti risorse per interventi inefficaci o iniqui come l’eliminazione dell’ l’Ici o la detassazione degli straordinari. Una misura, quest’ultima, assolutamente inappropriata perchè in un momento di crisi economica e di rischio occupazionale gli straordinari sicuramente non sono una misura alla quale ricorrono le aziende in difficoltà. Queste risorse avrebbero potuto invece essere indirizzate verso gli ammortizzatori sociali, vera e propria emergenza dell’anno in corso;

manca, a tutt’oggi, una strategia condivisa di sostegno all’occupazione, così come non è stata data attuazione ad un disegno organico di riforma degli ammortizzatori sociali, secondo le linee guida concordate tra Governo e parti sociali, con il Protocollo del 23 luglio 2007;

in questo quadro gli interventi proposti dal Governo sono tardivi ed ancora una volta inefficaci: anche l’accordo recentemente raggiunto con le Regioni non si propone di avviare la riforma degli ammortizzatori sociali, cosa che è diventata urgente, ma si limita ad intervenire sui vecchi strumenti, aumentando le risorse sulla cassa integrazione in deroga;

appare necessario approntare, con strumenti eccezionali, misure che assicurino forme di tutela economica, tramite un assegno mensile di disoccupazione, pari almeno al 60 per cento della retribuzione percepita ogni mese nell’ultimo anno lavorativo, per quei lavoratori che, in caso di licenziamento, fino ad ora risultano esclusi dall’accesso agli ammortizzatori sociali, vale a dire: i lavoratori a tempo determinato e indeterminato appartenenti ai settori ed alle imprese che non risultano destinatari di alcun trattamento di integrazione salariale, i dipendenti da imprese nel settore artigiano; gli apprendisti; i titolari di partita Iva, in regime di monocommittenza, con un reddito inferiore ad una determinata soglia; i soggetti iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335;

in coerenza con tale impostazione il Partito Democratico ha già avanzato precise proposte, sia in occasione dell’esame del citato decreto-legge 185/2008, sia con appositi progetti di legge volti ad assicurare l’estensione delle misure di sostegno del reddito dei lavoratori esclusi dall’applicazione degli strumenti previsti in materia di ammortizzatori sociali. Al Senato il 14 ottobre 2008 a firma Finocchiaro, Treu e altri, alla Camera il 23 gennaio 2009 a firma Damiano e altri;

gli interventi previsti nel Protocollo tra Governo Regioni e Province Autonome del 12 Febbraio 2009 riguardano esclusivamente i lavoratori coinvolti in trattamenti in deroga ai sensi dell'art. 19, comma 8 del D.L. 185/2008 convertito con modificazioni dalla Legge n. 2 del 2009 e che quindi escludono i soggetti iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335;


gli effetti della crisi economica non possono essere fatti gravare esclusivamente sui lavoratori ed in particolare sui lavoratori più deboli, quali risultano i lavoratori precari e i lavoratori delle imprese artigiane e delle piccole imprese industriali;

le misure di sostegno al reddito dei disoccupati sono uno strumento di giustizia sociale e insieme di sostegno ai consumi e alla domanda che contribuirà al rilancio dell’economia;


impegna il Governo

ad adottare, entro il 31 marzo, misure volte ad assicurare per l’anno 2009 forme di sostegno del reddito, attraverso l’istituzione di un assegno mensile di disoccupazione, pari almeno al 60 per cento della retribuzione percepita ogni mese nell’ultimo anno lavorativo, per tutti quei lavoratori attualmente esclusi dall’accesso agli strumenti previsti dal sistema di ammortizzatori sociali e che hanno perso il posto di lavoro dal 01 settembre 2008;

ad estendere a tutti i lavoratori le tutele della cassa integrazione previste nei casi di crisi temporanea e di sospensione del lavoro. Oggi i dipendenti delle piccole imprese e i precari sono largamente privi di tutela, con la conseguenza che anche crisi temporanee hanno effetti sociali gravi, lasciano senza reddito i lavoratori e costringono spesso le imprese a licenziare i dipendenti, disperdendo così risorse umane preziose, necessarie per la futura ripresa;

a procedere, con il coinvolgimento delle parti sociali, al varo di un disegno organico di riforma degli ammortizzatori sociali attraverso le linee guida concordate tra Governo e parti sociali con il Protocollo del 23 luglio 2007 e indicate nei disegni di legge del PD sopra ricordati, che preveda forme di attivazione per la ricerca di impiego e per la formazione da parte dei lavoratori beneficiari delle tutele al reddito (Patto di servizio).

Per la copertura degli oneri dell'assegno mensile per i disoccupati si propone:


1. il riavvio delle politiche anti-evasione, a cominciare dalla tracciabilità dei corrispettivi, dal limite massimo dei trasferimenti in contanti e dal ripristino delle sanzioni per le imposte evase. Lo smantellamento ha portato, al netto della crisi economica, ad una perdita di gettito quantificata, in via prudenziale, sulla base dei dati contenuti nei “Conti Economici Nazionali” comunicati dall'Istat il 2 marzo scorso, in 7 miliardi di euro per il 2008.

2. l'introduzione della centrale unica per gli acquisti nelle pubbliche amministrazioni centrali e regionali (con operatività estesa agli enti locali presenti sul territorio regionale e alle società in house degli enti territoriali);

3. la ricostituzione presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze della Commissione per la spending review al fine di completare l'analisi avviata nel 2007 ed individuare i programmi di spesa da eliminare e riorganizzare, in alternativa agli iniqui, inefficienti ed inefficaci tagli lineari al centro della manovra di finanza pubblica di cui al D.L. 112/08, convertito con modificazioni nella Legge n. 133 del 2008.

4. l’utilizzo immediato delle risorse di competenza nazionale, previste nel Protocollo tra Governo, Regioni e Province autonome del 12 febbraio 2009, non impegnate nell’erogazione di trattamenti in deroga ai sensi dell’art. 19, comma 8 del D.L. 185/2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 2 del 2009.

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domenica 8 marzo 2009

“LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA”

Vorrei aprire brevemente la nostra Costituzione all’art.3. Prima occorrerà dare una “stiratina” alle sue pagine, oggi un po’ spiegazzate e bistrattate: l’attuale Governo va ripetendo in ogni occasione che si tratta di una Carta Costituzionale un po’ vecchiotta, non intangibile, bisognosa di qualche ritocco, quasi una Carta….igienica. Eppure, a parere di chi scrive, tale testo oltre ad essere la principale fonte del diritto italiano contiene principi di tale ammirevole saggezza che difficilmente potranno essere non tanto eguagliati ma anche solo avvicinati dall’attuale legislatore.
Dunque, l’articolo 3…: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.


Ciò significa che per donne e uomini deve esserci imparzialità di trattamento. Ma non solo, il legislatore italiano è tenuto a far di più: chi è più debole e ha condizioni di vita oggettivamente disuguali rispetto a quelle degli altri cittadini, deve essere aiuto ed ottenere un trattamento che lo ponga realmente in condizioni di parità.
Qualcuno qui storcerà già il naso affermando che ormai, nell’era del post femminismo, la donna ha già raggiunto la parità rispetto all’uomo e che dunque deve esserle riservato lo stesso trattamento dell’ex sesso “forte”. Pare quasi che il riconoscere l’oggettiva difficoltà della donna a guadagnarsi uno spazio tra le postazioni di potere detenute per secoli dall’uomo comporti per lei uno svilimento.
Temo che nel nostro paese, sebbene la Costituzione e le leggi affermino l’uguaglianza e la pari dignità sociale tra i sessi, siano ancora molti i soggetti che pongono la donna un gradino più in basso rispetto all’uomo. E d’altronde non sono passati molti anni da quando alle Italiane è stato concesso il diritto di voto (1946, sancito dalla Costituzione entrata in vigore nel 1948) o dai tempi bui in cui i mariti venivano giustificati dal comune sentire e giudicati con pene meno severe se commettevano reati per “causa d’onore” a danno delle mogli adultere (articolo 587 c.p. abrogato con legge n. 442 del 1981).
Vorrei qui richiamarmi ai vari articoli di giornale che spesso denunciano come negli stessi ambiti lavorativi i redditi delle donne sono inferiori se non dimezzati rispetto a quelli dei colleghi maschi. Oggi nei vari campi professionali ci sono lavoratrici in egual numero rispetto agli uomini, ma certo non guadagnano le stesse cifre. Ed inoltre quale donna non si è mai sentita chiedere durante un colloquio di lavoro se avesse figli e se intendesse averne a breve? Nell’ottica del datore di lavoro la lavoratrice è di fatto una gran scomodità, rende meno, ha un grave handicap: deve allevare i figli e badare al buon andamento domestico. Andamento domestico che di norma pesa totalmente sulle sue spalle, qualora non sia dotata di un buono stipendio che le permetta l’aiuto della colf o di un buon compagno che abbia completamente superato quel grave complesso di inferiorità che l’occuparsi dei lavori di casa solitamente genera nell’uomo.
Questa purtroppo è una verità che farà inorridire molte donne di successo non aduse a stirare camice… di solito le uniche che compaiono sui giornali…mai una volta che chiedano alle dipendenti con basso reddito quanta soddisfazione dia loro la conduzione domestica dopo il lavoro.
Ma vi è di più: spesso per alcuni “uomini” la donna è solo un divertente oggetto sessuale con cui trastullarsi.
E’ avvilente vedere come la tv ed i mass media propinino sempre la stessa immagine della donna: discinta. Anche solo per pubblicizzare uno yogurt. Persino nella penultima barzelletta del Presidente del Consiglio l’argomento “violenza sulle donne” diventa un simpatico diversivo per far ridere i propri elettori:“Ci vorrebbe un militare per ogni bella donna”. Subito mi viene da chiedere:…le altre, quelle meno belle, magari si possono prendere a bastonate? poiché si sa… la donne se non sono belle si possono buttar via. Gli uomini no! Van bene tutti. Persino Silvio è molto apprezzato a dispetto dell’aspetto e dell’età. E che dire, a proposito di donne belle, dell’ultima barzelletta proposta al Presidente francese in visita in Italia. Mentre prendevano accordi sul nucleare in Italia, forse per alleggerire l’argomento, Berlusconi se ne è uscito con la frase “ti ho dato la donna”, evidentemente riferita all’attuale consorte del premier francese, di origini italiane. I Francesi gli hanno conferito un premio per la volgarità! Lui, come sempre, ha subito dichiarato di non essere stato capito (afferma di aver detto “ho studiato alla Sorbona”: si perché in francese le due frasi sono identiche). Ma è più probabile che si sia fatto prendere da un rigurgito di possessività cavernicola al pensiero della Bruni tra le grinfie del francese. Eppure gli italiani, che infondo hanno il suo stesso senso di potestà sugli esemplari femminili presenti nel loro territorio, come adorano queste barzellette….!
E’ evidente che viviamo in un’epoca in cui, sebbene ci sia la voglia di mantenere il controllo sul sesso debole (quanti mariti, fidanzati o ossessionati respinti di fronte ad un rifiuto ricorrono alla violenza ed all’omicidio?), non c’è altrettanta volontà di riconoscere che la società in cui viviamo pone la donna in posizione di debolezza.
Se così non fosse per quale ragione una volta all’anno le donne sentono ancora la necessità di “aprire le gabbie” e uscire insieme per bar, ristoranti e locali di striptease, adottando comportamenti più tipici dell’uomo? Molte italiane, forse, adottano questo comportamento solo la sera dell’otto marzo, ma in genere le donne che devono farsi spazio nel mondo maschile, per occupare posizioni da sempre ricoperte esclusivamente da uomini, devono tirar fuori tutti i giorni atteggiamenti mascolini di durezza e freddezza, senza i quali non sarebbero credibili nel ruolo che assumono.
Vorrei ricordare che la Giornata Internazionale della Donna nasce da una leggenda: l’8 marzo del 1908 nella fabbrica tessile “Cotton” di New York sarebbero morte bruciate 129 operaie dopo esservi state rinchiuse dallo stesso proprietario, ree di aver scioperato per ottenere migliori condizioni di lavoro.
Sembra una storia troppo truce per essere vera? Non se si considera che qualche anno ha fatto notizia la strage di bambini-operai avvenuta in Bangladesch dove, in un maglificio devastato dalle fiamme, perivano almeno 50 persone, in maggioranza bambini e donne. Le porte erano state sbarrate per ordine dei padroni che temevano furti da parte degli operai. Altri incidenti simili erano già avvenuti in quella regione, famosa per le industrie tesili e per le terribili condizioni di lavoro in cui gli operai, quasi tutti donne e bambini, versano.
La leggenda della fabbrica “Cotton”, superata da una realtà ancora più terribile e vicina nel tempo, è comunque un falso storico. La famigerata “Cotton” non è mai esistita, anche se è vero che un incendio divampò in una fabbrica di New York causando la morte di 148 persone, per la maggior parte donne, ma solo nel 1911, cioè un anno dopo la prima celebrazione della “Giornata Internazionale della Donna” avvenuta il 28 febbraio 1909, ed organizzata dal Partito Socialista Americano.
La data dell’8 marzo venne poi associata in Europa alla Festa della Donna nell’ambito della seconda Internazionale Socialista del 1910.
A parte le leggende, in ogni caso, è certo che le donne all’inizio del ventesimo secolo protestavano contro lo sfruttamento del lavoro femminile, contro le terribili condizioni di lavoro e la mancanza di misure di sicurezza.
Oggi in Italia, paese democratico e progressista, si ha tanto un bel dire del rispetto della donna e dei più deboli, primi tra tutti i bambini. Molti italiani direbbero che non siamo come certi estremisti religiosi, magari mussulmani o induisti, che pongono le donne in balia di capifamiglia con ius vitae et necis (diritto di vita e di morte: un istituto del diritto romano pur apprezzato dai nostri avi) e che sfruttano donne e bambini nei lavori più tremendi. Ma è poi così vero? Ci sono italiani che parlano di quote rosa ma pretendono che le donne per farsi spazio si facciano crescere un “pelo sullo stomaco” da far invidia a qualsiasi uomo. Ci sono italiani che non si fanno remore a chiudere le fabbriche nel loro paese per trasferirle in luoghi “felici” dove la mano d’opera a basso costo di donne e bambini permette l’aumento dei guadagni. Ci sono poi anche italiani che adorano le barzellette di Berlusconi e ce ne sono altri che adorano andare in vacanza in luoghi esotici dove lontano dalla famiglia e dagli sguardi indiscreti possono dedicarsi ad un certo tipo di turismo (sessuale) con la scusa che loro portano il pane…. a quelle povere creature.

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