domenica 8 marzo 2009

“LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA”

Vorrei aprire brevemente la nostra Costituzione all’art.3. Prima occorrerà dare una “stiratina” alle sue pagine, oggi un po’ spiegazzate e bistrattate: l’attuale Governo va ripetendo in ogni occasione che si tratta di una Carta Costituzionale un po’ vecchiotta, non intangibile, bisognosa di qualche ritocco, quasi una Carta….igienica. Eppure, a parere di chi scrive, tale testo oltre ad essere la principale fonte del diritto italiano contiene principi di tale ammirevole saggezza che difficilmente potranno essere non tanto eguagliati ma anche solo avvicinati dall’attuale legislatore.
Dunque, l’articolo 3…: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.


Ciò significa che per donne e uomini deve esserci imparzialità di trattamento. Ma non solo, il legislatore italiano è tenuto a far di più: chi è più debole e ha condizioni di vita oggettivamente disuguali rispetto a quelle degli altri cittadini, deve essere aiuto ed ottenere un trattamento che lo ponga realmente in condizioni di parità.
Qualcuno qui storcerà già il naso affermando che ormai, nell’era del post femminismo, la donna ha già raggiunto la parità rispetto all’uomo e che dunque deve esserle riservato lo stesso trattamento dell’ex sesso “forte”. Pare quasi che il riconoscere l’oggettiva difficoltà della donna a guadagnarsi uno spazio tra le postazioni di potere detenute per secoli dall’uomo comporti per lei uno svilimento.
Temo che nel nostro paese, sebbene la Costituzione e le leggi affermino l’uguaglianza e la pari dignità sociale tra i sessi, siano ancora molti i soggetti che pongono la donna un gradino più in basso rispetto all’uomo. E d’altronde non sono passati molti anni da quando alle Italiane è stato concesso il diritto di voto (1946, sancito dalla Costituzione entrata in vigore nel 1948) o dai tempi bui in cui i mariti venivano giustificati dal comune sentire e giudicati con pene meno severe se commettevano reati per “causa d’onore” a danno delle mogli adultere (articolo 587 c.p. abrogato con legge n. 442 del 1981).
Vorrei qui richiamarmi ai vari articoli di giornale che spesso denunciano come negli stessi ambiti lavorativi i redditi delle donne sono inferiori se non dimezzati rispetto a quelli dei colleghi maschi. Oggi nei vari campi professionali ci sono lavoratrici in egual numero rispetto agli uomini, ma certo non guadagnano le stesse cifre. Ed inoltre quale donna non si è mai sentita chiedere durante un colloquio di lavoro se avesse figli e se intendesse averne a breve? Nell’ottica del datore di lavoro la lavoratrice è di fatto una gran scomodità, rende meno, ha un grave handicap: deve allevare i figli e badare al buon andamento domestico. Andamento domestico che di norma pesa totalmente sulle sue spalle, qualora non sia dotata di un buono stipendio che le permetta l’aiuto della colf o di un buon compagno che abbia completamente superato quel grave complesso di inferiorità che l’occuparsi dei lavori di casa solitamente genera nell’uomo.
Questa purtroppo è una verità che farà inorridire molte donne di successo non aduse a stirare camice… di solito le uniche che compaiono sui giornali…mai una volta che chiedano alle dipendenti con basso reddito quanta soddisfazione dia loro la conduzione domestica dopo il lavoro.
Ma vi è di più: spesso per alcuni “uomini” la donna è solo un divertente oggetto sessuale con cui trastullarsi.
E’ avvilente vedere come la tv ed i mass media propinino sempre la stessa immagine della donna: discinta. Anche solo per pubblicizzare uno yogurt. Persino nella penultima barzelletta del Presidente del Consiglio l’argomento “violenza sulle donne” diventa un simpatico diversivo per far ridere i propri elettori:“Ci vorrebbe un militare per ogni bella donna”. Subito mi viene da chiedere:…le altre, quelle meno belle, magari si possono prendere a bastonate? poiché si sa… la donne se non sono belle si possono buttar via. Gli uomini no! Van bene tutti. Persino Silvio è molto apprezzato a dispetto dell’aspetto e dell’età. E che dire, a proposito di donne belle, dell’ultima barzelletta proposta al Presidente francese in visita in Italia. Mentre prendevano accordi sul nucleare in Italia, forse per alleggerire l’argomento, Berlusconi se ne è uscito con la frase “ti ho dato la donna”, evidentemente riferita all’attuale consorte del premier francese, di origini italiane. I Francesi gli hanno conferito un premio per la volgarità! Lui, come sempre, ha subito dichiarato di non essere stato capito (afferma di aver detto “ho studiato alla Sorbona”: si perché in francese le due frasi sono identiche). Ma è più probabile che si sia fatto prendere da un rigurgito di possessività cavernicola al pensiero della Bruni tra le grinfie del francese. Eppure gli italiani, che infondo hanno il suo stesso senso di potestà sugli esemplari femminili presenti nel loro territorio, come adorano queste barzellette….!
E’ evidente che viviamo in un’epoca in cui, sebbene ci sia la voglia di mantenere il controllo sul sesso debole (quanti mariti, fidanzati o ossessionati respinti di fronte ad un rifiuto ricorrono alla violenza ed all’omicidio?), non c’è altrettanta volontà di riconoscere che la società in cui viviamo pone la donna in posizione di debolezza.
Se così non fosse per quale ragione una volta all’anno le donne sentono ancora la necessità di “aprire le gabbie” e uscire insieme per bar, ristoranti e locali di striptease, adottando comportamenti più tipici dell’uomo? Molte italiane, forse, adottano questo comportamento solo la sera dell’otto marzo, ma in genere le donne che devono farsi spazio nel mondo maschile, per occupare posizioni da sempre ricoperte esclusivamente da uomini, devono tirar fuori tutti i giorni atteggiamenti mascolini di durezza e freddezza, senza i quali non sarebbero credibili nel ruolo che assumono.
Vorrei ricordare che la Giornata Internazionale della Donna nasce da una leggenda: l’8 marzo del 1908 nella fabbrica tessile “Cotton” di New York sarebbero morte bruciate 129 operaie dopo esservi state rinchiuse dallo stesso proprietario, ree di aver scioperato per ottenere migliori condizioni di lavoro.
Sembra una storia troppo truce per essere vera? Non se si considera che qualche anno ha fatto notizia la strage di bambini-operai avvenuta in Bangladesch dove, in un maglificio devastato dalle fiamme, perivano almeno 50 persone, in maggioranza bambini e donne. Le porte erano state sbarrate per ordine dei padroni che temevano furti da parte degli operai. Altri incidenti simili erano già avvenuti in quella regione, famosa per le industrie tesili e per le terribili condizioni di lavoro in cui gli operai, quasi tutti donne e bambini, versano.
La leggenda della fabbrica “Cotton”, superata da una realtà ancora più terribile e vicina nel tempo, è comunque un falso storico. La famigerata “Cotton” non è mai esistita, anche se è vero che un incendio divampò in una fabbrica di New York causando la morte di 148 persone, per la maggior parte donne, ma solo nel 1911, cioè un anno dopo la prima celebrazione della “Giornata Internazionale della Donna” avvenuta il 28 febbraio 1909, ed organizzata dal Partito Socialista Americano.
La data dell’8 marzo venne poi associata in Europa alla Festa della Donna nell’ambito della seconda Internazionale Socialista del 1910.
A parte le leggende, in ogni caso, è certo che le donne all’inizio del ventesimo secolo protestavano contro lo sfruttamento del lavoro femminile, contro le terribili condizioni di lavoro e la mancanza di misure di sicurezza.
Oggi in Italia, paese democratico e progressista, si ha tanto un bel dire del rispetto della donna e dei più deboli, primi tra tutti i bambini. Molti italiani direbbero che non siamo come certi estremisti religiosi, magari mussulmani o induisti, che pongono le donne in balia di capifamiglia con ius vitae et necis (diritto di vita e di morte: un istituto del diritto romano pur apprezzato dai nostri avi) e che sfruttano donne e bambini nei lavori più tremendi. Ma è poi così vero? Ci sono italiani che parlano di quote rosa ma pretendono che le donne per farsi spazio si facciano crescere un “pelo sullo stomaco” da far invidia a qualsiasi uomo. Ci sono italiani che non si fanno remore a chiudere le fabbriche nel loro paese per trasferirle in luoghi “felici” dove la mano d’opera a basso costo di donne e bambini permette l’aumento dei guadagni. Ci sono poi anche italiani che adorano le barzellette di Berlusconi e ce ne sono altri che adorano andare in vacanza in luoghi esotici dove lontano dalla famiglia e dagli sguardi indiscreti possono dedicarsi ad un certo tipo di turismo (sessuale) con la scusa che loro portano il pane…. a quelle povere creature.

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