Con il decreto legge 93/2008 («Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie») è entrato in vigore un nuovo regime fiscale che, dal 1° luglio 2008 al 31 dicembre 2008, fa sì che sul lavoro straordinario si applichi un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali pari al 10% nel limite di importo complessivo di 3.000 euro lordi. Tale beneficio potrà essere applicato ai lavoratori appartenenti al settore privato che nel 2007 hanno percepito un reddito non superiore a 30.000 euro.
Nonostante il Governo Berlusconi evidenzi che questo decreto incrementerà il livello di produttività, è bene far notare che la detassazione degli straordinari dà maggior opportunità a chi l’impiego già lo svolge con evidenti conseguenze negative verso i lavoratori più deboli: giovani e donne.
Questo trattamento fiscale, farà sì che le aziende facciano sempre più ricorso al lavoro straordinario, chiedendo le porte a nuove assunzioni. E’ bene ricordare che il ricorso allo straordinario è di natura flessibile, può essere aumentato o diminuito, su richiesta dell’azienda in seguito a un picco di produzione. In linea generale, l’impresa, prima di assumere una nuova persona, può chiedere ai suoi dipendenti di effettuare lavoro straordinario.
Con la detassazione degli straordinari l’impresa assumerà sempre di meno, facendo sì che diventi ancora più difficile trovare lavoro.
Inoltre, l’azienda avrà un ulteriore guadagno grazie all’abbassamento del costo del lavoro e una maggiore flessibilità di utilizzo di manodopera.
Ancor più gravi, sono le conseguenze che questo provvedimento ha su un importante tributo italiano: l’ Irpef. Viene meno, infatti, il principio in base al quale due soggetti con lo stesso reddito debbano essere tassati allo stesso modo, alterando così la scala dei redditi.
Ulteriori dubbi possono essere sollevati considerando la detassazione del premio di risultato, valutato come maggior valore aggiunto che si ottiene lavorando lo stesso numero di ore. Ma in questo caso, il valore aggiunto più che dipendere dallo sforzo del lavoratore non potrebbe essere legato ai processi innovativi? Non potrebbe dipendere dal costo delle materie prime o dall’andamento della domanda? È giusto premiare fiscalmente alcuni lavoratori rispetto ad altri operanti in settori più esposti alla concorrenza estera o ai prezzi d’importazione? È giusto premiare solo quei lavoratori che avendo maggiore forza contrattuale possono ottenere riconoscimenti legati ai risultati?
Da un articolo, pubblicato sul Il Sole 24ORE Tasse leggere per metà dei dipendenti del 26/05/2008, traspare che questo decreto legge favorirà solo una minima parte dei lavoratori dipendenti, nove milioni circa, ma di questi non è detto che tutti facciano ricorso allo straordinario. In base alle ultime elaborazioni dell’ Isfol, i patiti dell’extra-time sono quasi un dipendente su due (il 45% del totale). Questo problema è stato affrontato anche da Treu, per il quale il tema dei salari è una questione molto seria che deve riguardare tutti i lavoratori. Il Senatore evidenzia infatti come il decreto, oltre a discriminare le donne, i lavoratori del pubblico impiego e del Mezzogiorno, non premi né il merito né la produttività.
Il Governo naturalmente risponde alle critiche indicando che grazie alle maggiori ore di lavoro ci sarà un aumento del Pil che farà stare tutti meglio. Forse, il nostro Governo ha una visione un po’ troppo riduttiva del benessere sociale, gli straordinari di certo posso aiutare in parte i lavoratori a sopportare meglio il caro vita ma, ricordiamoci che il tempo dedicato alla propria crescita culturale, all’educazione dei propri figli e alla vita sociale non ha prezzo.
venerdì 4 luglio 2008
Detassazione degli straordinari: un effettivo vantaggio?
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2 commenti:
Detassazione?! Dove? Quando? Sulla retribuzione di giugno non ho visto nessun vantaggio economico, nonostante gli straordinari fatti!...La solita promessa non mantenuta!?
Tutto vero. Occorre, infatti, affiancare alla detassazione degli straordinari, una disposizione che regolamenti l'utilizzo della prestazione straordinaria per entrambe le parti: dipendente e datore di lavoro. In questo semplice modo, i benefici riscontrabili dalla detassazione, investirebbero con minore prepotenza le possibilità di assunzione di nuove maestranze lasciando ampio spazio al mercato del lavoro.
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