La maggioranza di governo ha raggiunto un’intesa favorevole sul nuovo disegno di legge in materia di intercettazioni. Il testo che è stato proposto al Parlamento è però inaccettabile per il PD sotto diversi profili.
Non è accettabile che dall’ambito delle intercettazioni risultino esclusi numerosi reati gravi di criminalità comune per i quali è prevista una pena massima inferiore a dieci anni di reclusione: fra gli altri, l’associazione a delinquere, lo scippo, l’incendio, la ricettazione, la calunnia, i reati ambientali, quasi tutti i reati economici. Non è accettabile che si preveda che, salvo casi eccezionali, le intercettazioni debbano di regola cessare dopo tre mesi pure se stanno dando risultati positivi.
Non ha senso prevedere tre anni di arresto per i giornalisti che pubblicano atti processuali non segreti dei quali sia vietata la pubblicazione. Sembrerebbe ampiamente sufficiente la reclusione, già prevista dalla legislazione vigente, ed ulteriormente incrementata dal disegno di legge, per i pubblici ufficiali che violano il segreto investigativo e per i privati (compresi i giornalisti) che concorrono con loro alla realizzazione del reato di violazione del segreto d’ufficio.
Il P.D. non si riconosce in questa decisione. Ipotizzando di ricorrere ad un eventuale referendum sulla questione.
Già nel 1996 il ministro Flick aveva presentato un disegno di legge organico ed equilibrato, poi ripreso dal senatore Zanda ed infine nella scorsa legislatura un altro testo l’aveva varato il ministro Mastella. Bastava recuperare l’idea originaria di Flick: quando c’è una fuga di notizie sulle intercettazioni, il magistrato o è lui stesso l’autore oppure è parte lesa per cui dovrebbe perdere automaticamente l’inchiesta. Con questo disegno di legge invece, si rischia di non poter più vigilare su reati come il falso in bilancio, l’evasione fiscale, la truffa e i reati societari. Una posizione in netta contraddizione con l’irrigidimento delle norme appena varate in materia di sicurezza ed immigrazione.
Non tutto però nel disegno di legge appena presentato è censurabile. E’ giusto infatti che le notizie raccolte non possano essere indiscriminatamente utilizzate in ogni indagine penale ed in ogni processo. È giusto che si vieti la pubblicazione sui giornali di notizie private che non concernono le indagini penali con riferimento alle quali l’intercettazione è stata disposta. Non c’è problema sulla circostanza che a decidere sulla richiesta di intercettazione intervenga un collegio giudicante piuttosto che un singolo giudice; anzi, forse è un bene.
È, per altro verso, curioso che il governo nella nuova normativa sulle intercettazioni, pensando forse ai reati di pedofilia ed alle relative, frequenti, indagini penali, si sia specificamente preoccupato di dettagliare che, quando emerge un reato nei confronti di un sacerdote, deve essere immediatamente avvertito il vescovo, e quando emerge un reato a carico di un vescovo deve essere avvertito il Vaticano.
Al di là di alcuni aspetti condivisibili auspichiamo che tutta l’opposizione, e non solo il PD, si schieri con la dovuta compattezza contro l’approvazione di questo disegno di legge in Parlamento.
N.N.
lunedì 14 luglio 2008
INTERCETTAZIONI
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