Si parla spesso di pari opportunità, di equità di diritti fra uomini e donne,… ma nel XXI secolo possiamo realmente considerare la condizione femminile equiparabile a quella maschile? Io dico NO.
Non intendo citare dati statistici: mi baso su ciò che vedo e su ciò che vivo in prima persona.
Sono una donna al di sotto dei 30 anni, non ho un lavoro fisso, ma so per certo quale sarà una delle domande che mi verrà posta nel prossimo colloquio di lavoro: “ E’ fidanzata? Pensa di sposarsi?”. Ancora oggi la vita privata di un individuo è un elemento discriminante in ambito lavorativo.
Quanti sacrifici deve ancora affrontare una donna per emergere nella nostra società? Io credo troppi. Come può un sistema maschile riflettere e comprendere le esigenze del popolo femminile? Come può esserci un’attuazione autentica dei principi di pari opportunità in una società in cui le donne ricoprono ruoli marginali, in cui “là dove si decide” la loro presenza è ancora limitata?
Non penso che non ci siano donne interessate a dare il proprio contributo alla “cosa pubblica”. Non credo che a loro manchino idee e dialettica per farsi strada. E allora, se finora la nostra società, una società maschile, perché concepita e organizzata da uomini, ha mostrato cedimenti, perché non provare per una volta ad affidarsi a una gestione paritaria, in cui uomini e donne possano costruire insieme un futuro NUOVO?!
Mi piacerebbe vedere attuata quella proposta di legge di iniziativa popolare “50/50: là dove si decide”! Forse questa è la chiave del nostro domani.
P.O.81
venerdì 11 aprile 2008
50/50: là dove si decide
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